IL LAVORO IN PUGLIA: PRECARIO E SOTTOPAGATO

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Farmworkers pick strawberries at Lewis Taylor Farms, which is co-owned by William L. Brim and Edward Walker who have large scale cotton, peanut, vegetable and greenhouse operations in Fort Valley, GA, on May 7, 2019. More: Mr. Brim talks about the immigration and disaster relief challenges following Hurricane Michael. USDA helped this farm with the Farm Service Agency (FSA) Emergency Conservation Program (ECP) for structural damage cleanup. He also mentions the importance of having Secretary Sonny Perdue, a person with agricultural background, come visit and listen to 75 producers six months ago, in southern Georgia.

The farm’s operation includes bell peppers, cucumbers, eggplant, squash, strawberries, tomatoes, cantaloupe, watermelon and a variety of specialty peppers on 6,500 acres; and cotton and peanuts on 1,000 acres. Near the greenhouses is a circular crop of long-leaf pines seedlings under a pivot irrigation system equipped with micro sprinklers. Long-leaf pines are an indigenous tree in the Southeast. Growers are working to increase the number of this slower growing hearty hardwood tree in this region.

USDA Photo by Lance Cheung. Original public domain image from Flickr

Sei lavoratori pugliesi su dieci hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese. Lo denuncia un’indagine dell’Osservatorio Futura e della Fondazione Di Vittorio per conto di Cgil Puglia, che l’ha presentata a Cerignola, in occasione delle celebrazioni del 68° anniversario della morte di Giuseppe Di Vittorio.

Sono stati raccolti 853 questionari on line, da cui è emerso un campione sufficientemente rappresentativo ed indicativo della sempre più critica questione salariale pugliese.

Lavoro povero e lavoro precario rappresentano le due facce d’una medaglia che lascia poco spazio all’ottimismo.

Solo il 52% degli intervistati può contare su un lavoro a tempo pieno e su un contratto a tempo indeterminato: il resto è sparso nella galassia della precarietà: tempo indeterminato part-time (6%), tempo determinato full-time (18%), tempo determinato part-time (8%), contratto a progetto (1%), collaborazioni (3%), rapporto interinale (4%), altro (5%).

Non ci sono sostanziali differenze tra lavoratrici e lavoratori. Tra quanti dichiarano un lavoro full time con contratto a tempo indeterminato le donne sono in misura leggermente maggiore rispetto agli uomini (52% contro il 48%). Così pure non emergono differenze particolari per quanto riguarda le fasce d’età, che si sovrappongono alla composizione del campione. Per quanto riguarda gli occupati full time a tempo indeterminato, il 47% ha più di 55 anni, il 32% è compreso nella fascia d’età 35-55 anni, il 21% ha un’età inferiore ai 35 anni. Più o meno lo stesso rapporto è mantenuto per gli altri tipi di contratto.

Anche la composizione merceologica dei settori in cui sono occupati gli intervistati conferma l’attendibilità del campione: il 10% è occupato in agricoltura, il 17% nell’industria manifatturiera, l’8% nelle costruzioni, il 15% nel commercio, il 26% nei servizi, l’8% nella sanità e nell’assistenza sociale, il 5% nell’istruzione e nella ricerca, l’8% nella pubblica amministrazione, il 3% in altro.

Le note dolenti arrivano quando si passa alla quantificazione dei salari. Il 23% ha dichiarato di percepire meno di € 1000 al mese; il 16% tra € 1.000 e € 1.199; il 36% tra € 1.200 e 1.799. Tenuto conto che lo stipendio medio mensile viene stimato tra € 1.700 e € 1.850 al mese, questo significa che ben il 75% degli stipendi o dei salari pugliesi risulta inferiore alla media nazionale. Il 17% ha risposto dichiarando introiti compresi tra € 1.800 e € 2.999, solo l’1% oltre gli € 3.000, il 7% ha preferito non rispondere.

Date queste cifre, si può capire perché il 58% degli intervistati abbia dichiarato di non essere in grado di arrivare alla fine del mese senza grossi problemi. A vivere la condizione economica più difficile sono le donne che rappresentano il 53% di quelli che non ce la fanno.

Alla domanda sul grado di soddisfazione rispetto al proprio salario il 64% si è dichiarato insoddisfatto o molto insoddisfatto. Solo il 31 % soddisfatto o molto soddisfatto, il 5% né soddisfatto, né insoddisfatto.

Molto preoccupato il commento di Gigia Bucci, segretaria generale Cgil Puglia:

«L’indagine mette in luce una vera e propria emergenza salariale.

La Puglia cresce in termini di quantità di lavoro, ma arretra sul piano della qualità: prevalgono occupazioni sottopagate, che mettono in discussione il diritto a una vita dignitosa, uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione.

La ricerca conferma che nella nostra regione si sviluppa soprattutto lavoro precario, concentrato in settori a basso valore aggiunto, spesso part time o stagionali, e che la crisi colpisce in modo particolare donne, giovani e migranti.

Come organizzazione stiamo lavorando con tutte le categorie e i territori per presentare ai candidati alla Regione un documento, che rimette al centro le grandi questioni del welfare e dell’industria.

La Puglia, infatti, sta perdendo manifattura e lavoro qualificato, con il rischio di un progressivo impoverimento del tessuto produttivo.

A ciò si aggiungono le criticità legate alla formazione, alla sanità e al necessario contrasto alle povertà: oggi un cittadino su quattro vive al di sotto della soglia di povertà.

Sul piano demografico, il quadro è altrettanto allarmante: negli ultimi dodici anni la nostra regione ha perso oltre 200.000 giovani, un’emorragia di energie, competenze e forza lavoro che indebolisce il futuro stesso della Puglia.

Stiamo andando incontro a una Puglia che decresce non solo economicamente e produttivamente, ma anche socialmente e demograficamente.

È il momento di una svolta profonda, che rimetta al centro il lavoro dignitoso, la qualità dello sviluppo e la giustizia sociale.»

Geppe Inserra