GIORNATA NAZIONALE DEGLI ABITI STORICI, L’AMAREZZA DELLA SEN. ANNAMARIA FALLUCCHI

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Ringrazio Civico 93 per aver rilanciato l’articolo del Corriere dell’Economia, che promuove l’iniziativa del Ministero del Turismo sulla Giornata Nazionale degli Abiti Storici. Nonostante questo, devo esprimere una profonda amarezza, perché la legge sulla valorizzazione degli abiti tradizionali, che oggi porta il mio nome, dovrebbe essere celebrata come un dono per il mio comune natio, ma purtroppo non è così.

Questa legge nasce per dar valore a una tradizione che appartiene a tutti noi. In questi anni, saranno numerose le manifestazioni su tutto il territorio nazionale, grazie al sostegno dei tre Ministeri coinvolti: Cultura, Turismo e Made in Italy. Ma come ben sapete, questa legge non è solo una conquista personale, ma un riconoscimento alla nostra storia, alla nostra cultura, alla nostra identità.

Purtroppo, devo sottolineare con rammarico l’indifferenza mostrata nei confronti di questa legge che avevo definito un “dono per i Sannicandresi”. Mi riferisco in particolare alla farsa di un fantomatico disciplinare che avrebbe dovuto certificare l’autenticità e la storicità degli abiti tradizionali. Una procedura che, evidentemente, non è mai stata conclusa, nonostante gli sforzi e i sacrifici di chi, con amore e dedizione, ha sempre tramandato e valorizzato queste tradizioni.

Un disciplinare che avrebbe avuto il compito di certificare l’autenticità degli abiti tradizionali, ma che è rimasto solo sulla carta. Non solo non è mai stato concretizzato, ma è stato anche volontariamente ignorato, alimentando l’idea di un procedimento inutile, che ha preso in giro chi, invece, ha investito tempo, denaro e passione per tramandare e preservare il nostro patrimonio sartoriale. Questa situazione è, purtroppo, la manifestazione di un atteggiamento ostativo, frutto di una logica politica che ha preferito minare la buona riuscita del progetto, solo per ragioni di dissenso.

Questo non è solo un errore, è una presa in giro nei confronti di chi ha sempre sostenuto e valorizzato queste tradizioni. Non si tratta di una questione personale, ma di un dispetto nei confronti di tutta la nostra comunità.

Mi aspettavo che, lungimiranti, avrebbero potuto organizzare almeno una fiera in onore di questa legge, una fiera che avrebbe dovuto celebrare il nostro artigianato e la nostra cultura, coinvolgendo le sartorie, gli orafi, i conciatori, le chiese, l’arte presepiale, gli sbandieratori, la lavorazione dei pellami, la gastronomia legata a San Martino, il mosto, l’olio novello… Ma nulla di tutto questo è stato fatto.

È questa la vera cecità di chi amministra: preferire un immobilismo che danneggia l’economia del nostro piccolo comune, piuttosto che cogliere le opportunità che una visione lungimirante potrebbe portare. L’indifferenza di oggi non è solo un errore politico, è una mancanza di consapevolezza delle potenzialità che il nostro territorio ha da offrire.

Siamo una comunità che, grazie alle tradizioni, potrebbe sviluppare un turismo culturale che non si limita ai grandi eventi, ma che valorizza ogni angolo, ogni storia, ogni arte tramandata da generazioni. E invece di sostenere questo potenziale, si continua a chiudere gli occhi, ignorando il valore economico che eventi come fiere e manifestazioni potrebbero portare, a partire proprio dai nostri abiti tradizionali.

Tutto ciò è un’offesa all’intelligenza dei Sannicandresi, che vengono presi in giro con slogan vuoti e inaugurazioni di facciata, senza che il territorio venga davvero coinvolto. Mi riferisco anche alla fiera, a cui il Senatore del territorio non è neanche stato invitato. È chiaro che si amministra solo per una parte della cittadinanza, non per tutti. Questo non è amore per il territorio, ma un comportamento che non possiamo tollerare.

La cecità amministrativa è il vero limite. L’incapacità di vedere oltre il presente, di pensare a lungo termine, di saper cogliere le opportunità economiche che nascono dalla cultura e dalla tradizione. Questa legge non è solo un atto simbolico, è un’occasione che stiamo perdendo, e purtroppo la sua mancata attuazione è il segno di una gestione miope che danneggia tutti.

Spero che, almeno in futuro, si abbia la lungimiranza di far crescere veramente questa legge, per il bene della nostra comunità, delle nostre tradizioni e della nostra cultura. Perché il valore degli abiti storici e di tutto ciò che rappresentano non può essere ignorato o ridotto a una questione politica. La nostra storia merita rispetto, e la nostra gente merita di essere ascoltata.

Annamaria Fallucchi