EDITORIALE DELLA DOMENICA. “PERCHE’ VUOI FARE IL SINDACO?”

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Ancora non si chiude il quadro delle coalizioni che si affronteranno nelle elezioni amministrative del prossimo autunno e non ancora sono noti tutti i nomi dei candidati a sindaco della città di San Nicandro Garganico.

È evidente che ancora non si conoscono programmi e liste ma è doveroso ed opportuno porsi una prima domanda che è propedeutica a tutte le altre e cioè: “Perché vuoi fare il sindaco?”

Non so se tutti i candidati si aspettano questa domanda perché dare una risposta diventa difficile. Non esiste il mestiere di sindaco proprio perché questo incarico non è un mestiere che si impara e dal quale una persona deve avere un guadagno per la propria famiglia. E allora qual è la risposta giusta? Forse, per cercare la risposta, si deve scomodare il mondo del volontariato in quanto fare il primo cittadino è un atto di servizio verso la propria città. Ci sono tanti esempi nel volontariato sannicandrese che hanno il senso pieno del servizio per gli altri e ricordiamo, per tutti, l‘Avis, l‘Avers, la Croce Rossa Italiana. Persone che testimoniano l‘appassionato servizio per gli altri con gioia e impegno nella società sempre più in crisi di valori.

Ebbene, il sindaco è come un atleta di una corsa a staffetta che riceve il testimone da un frazionista per poi consegnarlo ad un altro come scambio intenso di amicizia e di collaborazione. No quindi al volontariato di comodo ma ad un impegno per tutti lavorando nel mutuo rispetto, nell‘assenza di conflitti e nella disponibilità e collaborazione più sincera, più aperta e più consapevole convinti di essere un semplice “tassello” tra quanti compongono un qualcosa di veramente grande e importante come il futuro di una comunità.

Il sindaco dovrebbe essere consapevole che l‘incarico ricevuto dagli elettori è il periodo più bello della propria vita perché può lasciare il segno nella storia della sua comunità con l‘impegno di un porsi al servizio di una società con tutti suoi bisogni, per combattere sacche di povertà, per la visione globale e per l‘azione locale proiettata verso un futuro non più rimandabile.

Il sindaco deve essere al servizio h24 proprio come le forze dell‘ordine, anticipare i problemi della sua gente e porvi gli opportuni rimedi, parlare di futuro anche con le incognite che quotidianamente troverà tutti i giorni sulla sua scrivania che deve essere il confessionale per i problemi di tutti.

È evidente che, poiché non è un mestiere, il sindaco deve avere capacità di sintesi, capacità gestionali, fedeltà al patto con gli elettori, credibilità, voglia e forza di mediazione in quanto, poiché non è il monarca assoluto, condivide la gestione pubblica con tutti i consiglieri di maggioranza e di minoranza, oltre che con tutti gli assessori.

Quindi, la risposta alla domanda iniziale non è semplice e ogni elettore deve cercare di trovarla senza alcuna interferenza esterna perché è in gioco il proprio destino e quello di una comunità che vuole essere aiutata a crescere ed a radicarsi di più allontanando lo spettro dell‘emigrazione giovanile. E questo sta a spiegare il perché solo pochi sindaci vengono ricordati e degli altri sono scomparse anche le tracce. Un invito alla riflessione collettiva potrebbe essere auspicabile e non più differibile.

Il Direttore