COSTANTINO IANNACONE, L’UOMO DEL RITORNO DELLE RADICI

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Costantino Iannacone l’ho conosciuto a Milano durante il mio servizio militare, sottotenente di leva dell’Arma   delle   trasmissioni in Corso Italia 51, caserma della Cavalleria.

Non sapevo, allora, dove abitasse Costantino se non leggendo, ora, il suo libro “Ritorno delle Radici”. Abitava in via Torino a Milano, iscritto alla Cattolica, anno 1962/63.

Trascorrevamo e gustavamo assieme, durante la mia libera uscita, i momenti fantasmagorici dell’epoca.  Conoscemmo   Adriano   Celentano   che   con   alcuni ragazzi   nel   prato   antistante   un   cinema   che   si

affacciava su viale Bligny, prospiciente a Corso Italia, provava “I Ragazzi della via Gluk”. 

Dopo molti anni lo rividi in spiaggia a Torre Mileto, dove trascorrevo le vacanze estive con la mia famiglia.  Mi cercava nella spiaggia dorata di Torre Mileto attigua al   Lido Centrale dove si gustava le sue preziose   giornate al mare, accolto con grande attenzione dai suoi genitori a San   Nicandro Garganico.

Parlava dei miei articoli, anche su il Corriere della Sera, “elogiando” il mio stile scorrevole come un compito di italiano in classe: preludio, discussione e conclusione morale, tipici della Favole di Fedro.

Mi faceva sentire oltremodo orgoglioso e lusingato. Mi cercava perchè, secondo lui, rappresentavo la​ persona del dialogo aperto e anche del mio coraggio, pari al suo, che da emigrato, da San Severo a Padova, avevo raggiunto mete importanti nella mia carriera di postelegrafonico.

Ho avuto conferma dal libro, del grande valore umano e culturale di “Costantino autobiografico” con forte riferimento alle sue radici che, da umile figlio della terra di pastori, ha saputo scalare la difficile, perchè impegnativa, realtà Meneghina di allora.

Da studente universitario per affermarsi, faceva il lavapiatti, l’insegnante di sostegno, e quant’altro per mantenersi, anche all’estero per l’apprendimento della lingua inglese, pur ottenendo borse di studi ogni anno e non pesare sui sacrifici dei suoi genitori.

Non solo, ma durante la preparazione della sua tesi di laurea, si iscrisse alla facoltà di Alto Giornalismo all’Università Cattolica di Bergamo, sorta da due anni, la stessa che frequentava a Milano, per la laurea in Scienze politiche.

Ha raggiunto, anche prima della laurea, mete prestigiose nel campo dell’Editoria, del giornalismo e della Finanza, manager direttivo alla Rusconi, alla Mondadori, a Canale Uno, Mediaset, Famiglia Cristiana e   rinomate   agenzie   internazionali   di Marketing della Milano bene.  Editorialista a “Sorrisi e Canzoni”, Silvio Berlusconi gli inviò una giornalista per una intervista a tutta pagina sulla sua attività al settimanale.    Il giornalaio di San Nicandro mostrò l’intervista a sua mamma Lucia che ne rimase sbalordita.

Mi ha colpito e non poco perplesso, la sua ​affermazione nelle pagine finali del libro: “Sono rimasto disoccupato all’età di 55 anni”.

E ha dichiarato con orgoglio, la sua scomoda posizione di licenziato tipico di persona che vive le sue radici: “Ho accettato il licenziamento per non soddisfare pretese dei poteri economici di calpestare la dignità umana”.

E’ praticamente il suo testamento morale verso la famiglia e la Società.

Michele Russi – Padova