CHE FLOP A SAN NICANDRO!

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A San Nicandro sono andati a votare per i referendum in pochissimi, appena il 17%, tra le percentuali più basse della provincia di Foggia e molto al di sotto di quella nazionale.

E’ normale chiedersi come mai siamo sempre nelle retrovie rispetto ad altre realtà; se, nella nostra città, è troppo alto il deficit di partecipazione democratica o, forse, è la stessa composizione socio-economica e culturale della città che condiziona la libera espressione della volontà individuale.

Senza voler entrare troppo nei particolari, voglio riportare all’attenzione dei visitatori di civico 93, solo qualche riflessione.

Parlando con qualche elettore in vista del voto, alla mia sollecitazione di andare a votare, mi sono sentito molto spesso rispondere: “non ci vado perchè tanto il quorum non si raggiunge”; oppure, “si vota per i diritti dei lavoratori ma, a San Nicandro, non mancano solo i diritti ma, soprattutto, il lavoro”. In altre circostanze mi è stato detto che “è il Governo che deve fare le leggi”.

E’ evidente che in queste espressioni emergono sensi di sfiducia e di frustrazione anche di fronte alla possibilità che sia il cittadino, come avviene nei referendum, a decidere del suo futuro. Hanno tutti ragione? In parte si, rispetto al mio giudizio.

L’art. 3 della Costituzione dice non solo che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge ma, aggiunge: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’EFFETTIVA PARTECIPAZIONE di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Di fronte ai ritardi storici dei Governi, il cittadino che “non sta bene”, disoccupato o precario, sfruttato o sottopagato e in grosse difficoltà a “sbarcare il lunario”, può mai interessarsi alla politica, ad avvertire il dovere civico di andare a votare anche nelle occasioni in cui deve decidere per sè stesso? E’ molto difficile che ciò avvenga.

Sui livelli di partecipazione voglio avanzare solo qualche altra considerazione. A San Nicandro, ormai da tempo, i partiti e i sindacati sono spariti. Quei luoghi storici di partecipazione, di informazione, di elaborazione delle idee e delle strategie, si rivitalizzano solo in occasione degli appuntamenti elettorali; i partiti sono diventati solo luoghi di gestione del potere per il potere dove i gruppi di interessi si formano non più sulla base di espressioni e posizioni politiche ma, sulla base di interessi “amicali” e in qualche caso personali. Qualche partito che, più di altri, avrebbe dovuto farsi sentire nei giorni scorsi, non ha neanche fatto affiggere un manifesto pubblico per invitare e incoraggiare i cittadini al voto. La destra ha boicottato il voto ma, la sinistra?????

Ora si discute a livello nazionale su chi ha vinto o ha perso; se bisogna modificare l’istituto del referendum, il numero delle firme, ecc.

Si faccia la cosa più semplice: aumentare a 1 milione il numero delle firme e si abbassi il quorum al 20/25% dei votanti. Sarebbe il modo più semplice per imporre a tutti i partiti di scendere in campo ed evitare di dire “andate al mare” per far fallire il referendum. Sono in tanti a poter essere d’accordo ma, si farà? Speriamo!

Leonardo Di Monte