Foggia, 5 maggio 2025 – In un giorno, il 5 maggio, che la letteratura consacra alla caduta di Napoleone Bonaparte, la politica foggiana decide di sfidare apertamente il senso storico del dramma. Se Manzoni raccontava la fine di un impero, a Palazzo di Città va in scena l’ennesimo atto di un governo che barcolla da mesi, senza che mai nessun partito di maggioranza faccia un passo indietro, senza che nessun assessore venga sostituito. Nonostante tensioni evidenti e una spaccatura sempre più visibile tra le forze di maggioranza, nessun partito tira i remi in barca, nessun assessore lascia la poltrona, anzi aumentano i già tanti contendenti che ad oggi sono i Socialisti di Chiara e Stefania Rignanese, l’Italia del Meridione di Cataneo, gli indipendenti Mancini e Formica e chi più ne ha più ne metta. I 5 Stelle erano e restano insoddisfatti.
La verifica politica tanto annunciata si è consumata in un clima surreale: incontri di corridoio, voci discordanti, veti reciproci e un silenzio assordante sulle questioni concrete, sui bisogni della città di Foggia che resta ferma al palo. Il copione è noto, i protagonisti anche.
I cittadini, spettatori sempre più disillusi, assistono ad una rappresentazione stanca in cui il potere non è più mezzo per governare, ma fine da difendere a ogni costo. L’unità è solo formale, il confronto spesso sordo, ma la parola “crisi” o la parola “rimpasto” restano impronunciabili, se non per accusare l’altro.
La sindaca ha parlato di “dialettica fisiologica”, alcuni consiglieri hanno rivendicato “l’esigenza di un chiarimento profondo”, altri ancora hanno scelto la via dell’intervista criptica a delle testate locali. Ma alla fine della verifica di maggioranza, il dato è chiaro: gli assessori non si toccano e tutti restano. Non per convinzione, forse, ma per convenienza. E dopo tutto le regionali sono alle porte.
Il 5 maggio foggiano si chiude così, con una maggioranza che non trova pace, ma neanche il coraggio di aprire una nuova fase.
Il 5 maggio 2025 a Foggia sarà ricordato non come il giorno dell’uscita dalla maggioranza di una forza politica o delle dimissioni di un qualche assessore e il suo rimpiazzo con uno più capace, ma come un’altra tappa di una lenta, estenuante guerra di logoramento.
Un equilibrio instabile che tiene in piedi tutto, tranne la fiducia dei cittadini.
La maggioranza di Foggia sfida Manzoni: “Ei fu… ma non adesso, dopo le regionali”. La maggioranza traballa, si spacca, ma nulla cambia, è una maggioranza che sopravvive a se stessa in attesa delle regionali.
Nunzio Angiola (segretario provinciale del Movimento politico “Cambia – Con Angiola”, consigliere comunale a Foggia)