FOGGIA RISCHIA LA DESERTIFICAZIONE CULTURALE 

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La biblioteca provinciale è chiusa da ormai due anni, e non si sa quando riaprirà. La stessa sorte potrebbe toccare all’Archivio di Stato,  che dovrà andare via dalla sede di Palazzo Dogana, che occupa da 300 anni, perché la Provincia, proprietaria dell’immobile, deve effettuare lavori di consolidamento e restauro. Per l’Archivio, uno dei più importanti d’Italia perché custodisce le preziosissime carte della Dogana della Mena delle Pecore, al danno si aggiunge la beffa: soltanto l’anno scorso ha dovuto lasciare la sede di Palazzo Filiasi, sfrattato dal suo stesso Ministero, il Mibac, che là intende farci un museo archeologico.

La città di Foggia rischia seriamente la desertificazione culturale, e la sola bella notizia è la decisa mobilitazione della società civile per fronteggiare quella che Saverio Russo, storico e scrittore, ha sagacemente definito la «tempesta perfetta», ovvero la concomitante chiusura di due dei più prestigiosi e qualificati attrattori culturali cittadini, che richiamano l’attenzione di studiosi di tutta l’Italia.

La petizione che sollecita la riapertura della biblioteca «Magna Capitana» è stata sottoscritta da quasi 2.500 cittadini. Per trovare una soluzione agli annosi problemi dell’Archivio di Stato si è costituita una cordata di associazioni che hanno promosso un appello, presentato questa mattina, in una conferenza stampa insolitamente vivace e partecipata. Al momento il documento è stato firmato da 14 organizzazioni (Sezione di Foggia della Società di Storia Patria, Società di Storia Patria per la Puglia, Sezione Gargano della Società di Storia Patria, Sezione di Manfredonia della Società di Storia Patria, Sezione di Lucera della Società di Storia Patria per la Puglia, Fondazione dei Monti Uniti di Foggia, Comitato di Foggia dell’Istituto per la Storia del Risorgimento, Italia Nostra, Amici del Museo Civico, rivista «Diomede. Tra passato e futuro», Comitato La Società Civile Foggia, Auser Territoriale Foggia, Club Unesco Foggia, Delegazione FAI di Foggia). Ma altre dovrebbero aggiungersene.

Le associazioni chiedono al Ministro dei Beni Culturali di trovare una sistemazione definitiva per la prestigiosa istituzione, evitando un trasloco provvisorio che sarebbe molto oneroso e potrebbe provocare danni irreparabili, visto che spostare carte antiche è un’operazione delicata e specialistica. Si tratterebbe di individuare un immobile che possa rispondere alle necessità dell’Archivio e permettere di accorpare le sue diverse sedi (oltre corso Garibaldi c’è quella di viale Europa). Non è facile, dato il cospicuo fabbisogno dell’Archivio, calcolato in 10.000 metri lineari, che non tengono neppure conto delle future acquisizioni documentarie. Durante la conferenza stampa è stata indicata come possibile soluzione l’acquisto e la sistemazione del palazzo dell’Ex Amgas. Ma bisogna trovare le risorse finanziarie necessarie, e perciò la palla passa al Ministro Alessandro Giuli.

«È una questione di volontà politica, perché i soldi ci sono ma vengono spesi altrove», ha detto il presidente dell’Associazione Amici del Museo, Carmine de Leo. Pina Cutolo, presidente di Italia Nostra, spera nella sensibilità del nuovo ministro: «il suo predecessore Sangiuliano si mostrò inizialmente sensibile alla causa dell’Archivio di Stato foggiano promettendo di restituirgli la dignità della sua storia secolare. Ma alle promesse non sono seguiti i fatti.»

Saverio Russo ha auspicato «una riflessione corale che coinvolta le diverse istituzioni culturali e gli enti locali: la chiusura anche temporanea dell’archivio, così come quella della Biblioteca provinciale, sono un grave danno per le attività di studio e di ricerca.»

Cautamente ottimista il presidente della sezione foggiana della Società di Storia Patria della Puglia, Mario Freda, che è anche il primo firmatario della petizione: «Abbiamo riscontrato una notevole sensibilità da parte della cittadinanza al problema e in generale ai temi che riguardano la cultura. Auspichiamo che anche altri soggetti istituzionali e politici  manifestino un’analoga attenzione.»

Geppe Inserra