Continua una nuova serie di articoli che parlano sui modi di dire e degli aforismi locali per capire e analizzare la quo ed offrire una visione chiara, lucida e trasparente della condizione umana in cui ognuno di noi può legittimamente dedurre o trarre da ciascuno di essi le considerazioni che gli sembrano più ovvie in riferimento ai tempi, alle usanze, ai problemi, ai comportamenti e agli altalenanti rivolgimenti che la società sta attualmente vivendo. Gli articoli sono tratti dal libro “Voci di Capitanata” di Donato D’Amico.
Il detto di oggi è: “La mosca cad’ semp’ ndo piatt’ du d’f’ttos‘” cioè “La mosca cade sempre nel piatto dello schizzinoso”.
Nella vita di ogni giorno ci sono momenti e circostanze in cui quanto più non vorremmo che qualcosa accadesse e soprattutto che non accadesse a determinate persone, viceversa, per pura fatalità, si verifica quanto da noi caldamente scongiurato accade. E accade proprio a danno e a discapito di quelle persone che noi avremmo desiderato non venissero coinvolte in situazioni che non fossero più che normali e regolari.
Abbastanza persuasivo e singolare è l’esempio riportato della nostra tesi in cui la mosca (pericolosissima per i germi che trasporta) va a cadere proprio nel piatto della persona meno indicata, perché schizzinosa, ovvero di gusti difficili e sdolcinata. Sembra un “amaro destino” riservato a queste persone leziose, ma non è così. Infatti, l’accaduto, in sé, non ha nulla di grave: il tutto è solo un piccolo inconveniente facilmente superabile. Sta di fatto, però, che quando certi inconvenienti capitano a queste persone allora ciò che per tutti è soltanto un piccolo incidente di percorso, per costoro l’accaduto si tramuta in vicenda o addirittura in avventura dai contorni talmente gravi da assurgere a vero e proprio caso, divulgativo di chissà quale morbosa condizione.
Ora, poiché il caso della mosca è soltanto uno dei possibili esempi portati a riprova di certe situazioni più o meno grottesche, allora è il caso di fare sempre molta attenzione a tutto ciò che può accaderci d’intorno e ai protagonisti dell’azione perchè sono queste circostanze irripetibili che ci permettono di conoscere la vera maturità raggiunta dai soggetti che, apparentemente disinvolti ed equilibrati, non riescono poi ad affrontare coerentemente situazioni di disagio. Sono i cosiddetti “rinunciatari per nascita”, cioè quelle persone che al di là di un certo schema mentale non vanno, nel senso che nella loro vita non riesce ad avere diritto di cittadinanza l’imprevedibile, l’inatteso, l’imponderabile i quali, evidentemente, scompaginano tutto il loro presunto equilibrio. In una parola, di fronte al nuovo, il loro atteggiamento è al limite del misoneismo.
E così, come queste persone non mangerebbero più nel piatto sul cui brodo, per fatalità, si fosse, momentaneamente posta una mosca, parimenti, esse sarebbero ugualmente incapaci di affrontare i risvolti della vita, che pure tanti adattamenti richiede e comporta.
Noi riteniamo che la pigrizia e l’indolenza caratteriali vadano superate con un costante esercizio mentale finalizzato a discernere, conoscere, valutare e giudicare circostanze, condizioni e avvenimenti in modo da pervenire ad una ipotesi di intervento che valga a sospingere l’uomo verso il “nuovo”, ovvero il moderno, l’innovativo, l’originale.