SU UN INEDITO DOCUMENTO DEL TERREMOTO GARGANICO DEL 1646

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Il XVII secolo ha visto il Gargano funestato da ben tre terremoti: quello del 1627, del 1646 e del 1688. Di questi tre terremoti abbiamo delle pubblicazioni coeve a stampa edite in più parti d’Italia.

Fino a non molto tempo fa il terremoto del 1646 veniva classificato come un evento sismico meno importante rispetto a quello del 1627.

Ma, negli ultimi anni, la ricerca si è arricchita molto, grazie al rinvenimento di manoscritti negli Archivi di Stato di Napoli, Firenze, Modena, Foggia, nella Biblioteca Provinciale dei Cappuccini di Foggia, nella Biblioteca Comunale di Manfredonia, nella Biblioteca Comunale di San Severo, nella Biblioteca Nazionale di Bari e nell’Archivio Segreto Vaticano. Dalla lettura di queste preziose fonti si è appreso che il sisma del 1646 causò moltissimi danni non solo sul promontorio garganico ma anche nelle aree limitrofe, toccando Foggia, il Subappennino Dauno e addirittura Canosa di Puglia.

Monsignor Pompeo Sarnelli, nel suo libro dedicato alla cronologia dei vescovi ed arcivescovi sipontini, scrive: “Nel 1646 a’ 31 di maggio avvenne il Garganico tremuoto, scuotendosi il Monte à 7 hore di notte, & in Gargano diede il crollo à cento case, con restarne solamente cinque oppressi sotto le rovine.

In Ischitella non restarono in piè che ventisei case, le altre caddero tutte opprimendo novantasei persone, che vi restarono estinte. In Rodi ne muorirono 4 e molti restarono fiaccati dalle pietre cadute. In Vico cento case rimasero adeguate al suolo colla morte di quaranta huomini. Cagnano perdè 20 case, ma niuno degli habitatori. Gli orti di Carpino si trovarono pieni delle conchiglie del lago. In Manfredonia cinque case, e cinque habitatori perirono. Il Monastero degli Osservanti di S. Francesco fuori le mura, già desolato da’ Turchi, essendo poi stato riparato, per questo tremuoto si vide nella pristina rovina; onde l’Arcivescovo Marullo il trasferì dentro le mura[1].

Oltre ai sopraddetti archivi e biblioteche, presso la Biblioteca Nazionale di Napoli nel fondo manoscritti, XI C 78, è conservata ai ff. 66r-74r, una relazione manoscritta dal titolo: “Relatione fatta al Illustrissimo et Eccellentissimo Signor Vicerè del Regno di Napoli dal Consigliero Don Anibal Moles circa le [cause] occorse per i [danni] del terremoto successo nella Puglia a 30 di maggio 1646”.

La relazione, scritta a Foggia il 15 novembre 1646 da Anibal Moles al Vicerè di Napoli Rodrigo Ponce de León, descrive i danni che hanno subito le località di Apricena, San Nicandro, Cagnano, Carpino, Rodi, Vico, Ischitella, Peschici, Vieste, San Giovanni Rotondo, Monte Sant’Angelo e Manfredonia.

Il terremoto di magnitudo 6.3 della scala Richter ebbe come epicentro la Foresta Umbra presso Vico; fu molto violento e provocò, in tutto il Gargano, moltissimi crolli di case, chiese, conventi, castelli e torri medioevali nonché la morte di centinaia di persone. A Vico, scrive il Moles, “le vigne […] sono in gran parte sotterrate per le gran pioggie della lava et pietre”.

Nell’esporre i guasti provocati dal sisma ad ogni singolo paese, il Moles ne dà anche il numero dei fuochi e enumera le varie tasse imposte dalle Università (Comuni).

Deus faxit ne unquam redeat.

Vincenzo Civitavecchia

[1] Cfr. Pompeo Sarnelli, Cronologia de’ vescovi et arcivescovi sipontini. Colle Notitie Historiche di molte notabili cose, ne’ loro tempi, avvenute tanto nella Vecchia, e Nuova Siponto, quanto in altri luoghi della Puglia. Scritta da Pompeo Sarnelli Dottor dell’una, e dell’altra legge, Protonotario Apostolico, In Manfredonia, Nella Stamperia Arcivescovale, MDCLXXX, pp. 388-389.

Relatione fatta al Illustrissimo et Eccellentissimo Signor Vicerè del Regno di Napoli dal Consigliero Don Anibal Moles circa le [cause] occorse per i [danni] del terre