SAN NICANDRO: “LA PECURA MANSUETA C’ LA MAGNA U LUP’”

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Continua una nuova serie di articoli che parlano sui modi di dire e degli aforismi locali per capire e analizzare la quo ed offrire una visione chiara, lucida e trasparente della condizione umana in cui ognuno di noi può legittimamente dedurre o trarre da ciascuno di essi le considerazioni che gli sembrano più ovvie in riferimento ai tempi, alle usanze, ai problemi, ai comportamenti e agli altalenanti rivolgimenti che la società sta attualmente vivendo. Gli articoli sono tratti dal libro “Voci di Capitanata” di Donato D’Amico.

Il detto di oggi è: “La pecura mansueta c‘ la magna u lupcioè “La pecora mansueta se la mangia il lupo”.

È una realtà sconcertante, ma è così: sia che si parli di un “uomo buono” (giusto), sia che si parli di un “buon uomo” (mite, inoffensivo) l‘efficacia dell‘espressione dialettale non cambia. Vogliamo dire che in entrambi i casi l‘uomo dabbene resta ugualmente vittima dei raggiri del furbo o dei soprusi del prepotente. Non è certamente una novità per nessuno questa nostra affermazione, tanto meno crediamo di aver fatto qualche scoperta se ribadiamo che nel corso del tempo l‘uomo buono ha sempre subito le angherie e la prepotenza del proprio simile; ma ci rammarica il pensiero che così è stato, così per tanti versi ancora oggi, così probabilmente per chissà quanto tempo.

Uscendo dalla metafora, possiamo dire che attualmente L società civile ci sta provando: la lotta all‘usura, la denuncia della partitocrazia, la rivincita contro la tossicodipendenza, il fenomeno delle tangenti, la lotta alla criminalità sono tutti atteggiamenti ed iniziative volte a liberare l‘uomo della egemonia di chi continuamente tenta di sopraffarli o, addirittura, di soggiogarlo e renderli schiavi di situazioni del tutto inconciliabili con la dignità e i diritti dell‘uomo.

Nelle piccole comunità, poi, non è mai stato facile uscire dalle ritorte della sudditanza e della dipendenza. Così u la già vetusta sottomissione al giogo della tirannia ha finito per cedere anche alla soggezione idrologica (partitica), in omaggio a chissà quale nascosta aspirazione o desiderio di soddisfare o brama di appagare, grazie all‘intervento del politico di turno o, peggio, del politicante opportunista e demagogo. Psicologicamente soffocato e soggiogato, soltanto in tempi recentissimi l‘uomo è riuscito a riscattare la propria autonomia ed a recuperare se stesso in termini di dignità e prestigio personali.

Ma c‘è ancora tanta strada da percorrere. Vogliamo dire che il potentato politico ed economico è ancora vivo e vegeto a tutt‘oggi, da parte delle classi dominanti, non ci sono stati ancora convincimenti segni di ravvedimento nella direzione dei bisogni della povera gente, di chi soffre e vive stentatamente, di tutti coloro che hanno il volto solcato da fughe incise da Rivoli di lacrime e sudore.