SAN NICANDRO: “CHIUD’ LA CASSA QUANN’ C’ STA L’ABBONDANZA”

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Continua una nuova serie di articoli che parlano sui modi di dire e degli aforismi locali per capire e analizzare la quo ed offrire una visione chiara, lucida e trasparente della condizione umana in cui ognuno di noi può legittimamente dedurre o trarre da ciascuno di essi le considerazioni che gli sembrano più ovvie in riferimento ai tempi, alle usanze, ai problemi, ai comportamenti e agli altalenanti rivolgimenti che la società sta attualmente vivendo. Gli articoli sono tratti dal libro “Voci di Capitanata” di Donato D’Amico.

Il detto di oggi è: “Chiud’ la cassa quann’ c’m sta l’abbondanza’” cioè “Chiudi la cassa quando c’è l’abbondanza”.

Ciò che ci preme è l’invito del vecchio adagio a non scialacquare, perché la prodigalità del presente potremmo rimpiangerla romano allorché, per tutta una serie di eventi, la vita potrebbe esserci meno generosa. Fra l’altro, il proverbio ci sembra un invito sempre attuale e perciò non gratuito se consideriamo la dilagante disoccupazione in atto, che costituisce il problema delle prossime generazioni. Il cosiddetto periodo delle vacche grasse è tramontato ormai da parecchio e non sembra destinato a ritornare a breve, u segni premonitori di un lungo periodo di difficoltà economiche sono abbastanza evidenti per non pensare di diventare più che saggi amministratori dei nostri beni. Di qui, la giusta, oculata ed equilibrata distribuzione delle nostre risorse e, soprattutto, un maggior impegno al risparmio, non possiamo permetterci di restare con la cassa vuota per poi correre il rischio di di chiedere sovvenzioni e prestiti che spesso finiscono di aggravare la situazione.

È appena il caso di precisare che non si tratta di spingere l’uomo a comportarsi come un avaro incallito o spilorcio. Non bisogna confondere la taccagneria e la grettezza, che sono dei difetti, con la prudenza e la previdenza che sono virtù tendenti alla tutela del benessere e della salute e della vita del lavoratore.

Dunque, ancora una volta, siamo in presenza di un motto popolare, opportuno è legittimo per il quale dobbiamo essere grati ai suoi autori e a coloro che ne hanno conservato la memoria storica.