LETTERE AL DIRETTORE. LA TASSA SUI RIFIUTI LA PAGANO TUTTI?

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Caro Direttore,

come tutti gli anni, le bollette impazziscono, chi è il responsabile? Mi faccio qualche domanda, ma in questo paese la tassa sui rifiuti la pagano veramente tutti? Quanti evasori ci sono? Quanti sono sconosciuti che non hanno mai pagato? È così difficile far pagare tutti? Basterebbe incrociare i dati con la tecnologia di oggi. Oppure c’è una collusione con questi signori? Basterebbe una  buona  settimana di lavoro  serio per scoprirli. Ho il sospetto che non lo si voglia fare per non tirare fuori un sacco di marciume.

Ancora delle domande: che tipo di contatto è stato fatto con la ditta? Chi ci guadagna con la vendita di plastica, legno, carta e quant’altro? Non dovremmo aver uno sgravio sulla tassa?

Ho sempre il sospetto che i contratti dai nostri amministratori vengano scritti con i piedi e bende sugli occhi; l’altro sospetto che c’è un buon 20% dei miei compaesani che non pagano. E poi per quale motivo dobbiamo pagare sempre noi per gli errori dei nostri amministratori? Questa storia dura ormai da più di 30 anni.

Vorrei tornare sui furbetti, non mi sembra proprio che in questo paese ci sono tutte queste persone povere, visto le macchine che circolano con la benzina a 2 euro. Sono stanco di paragonarmi ad una mucca da mungere. Voglio pagare, ma il giusto e voglio un servizio all’altezza per tutto quello che pago.

Faccio un appello al nuovo sindaco del quale ho una grande stima personale. È ora di mettere mano in quegli uffici e far funzionare tutta la macchina burocratica di rivedere tutti i contatti fatti dalle altre amministrazioni.

Caro Matteo Vocale con molta franchezza ti voglio dire che questo è veramente l’ultimo treno utile, se lo perdiamo è meglio che ci facciamo tutti le valigie. C’è da fare tanto ma tanto per questo paese tornato indietro di 60 anni.

A volte penso ad un mio caro amico Friulano il quale mi diceva: “Caro N. si stava meglio quando si stava peggio”.

Caro sindaco e amico, ti faccio tanti auguri per il tuo quinquennio e soprattutto non cadere nel gioco delle poltrone, “capisc a me”.

Lettera firmata