LE VOTAZIONI EUROPEE

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Certe volte sembra che il nostro Paese faccia il contrario di quello che professa, e quindi retrocede. In breve, sembrerebbe che manchi la sovranità nazionale, ossia l’unione tra potere e capacità legislativa politica che sembra non coincidere con le esigenze europee. Un pò come l’Europa Cristiana quando valeva il principio secondo cui chi governa decide la religione del proprio Paese, quando, cioè, i vecchi monarchi si opponevano alle pretese papali di sovraintendere ai loro domini, vivendo poi un secolo di guerre. Ma a quei tempi era comprensibile. Oggi non è più così. L’interdipendenza tra gli Stati europei è già globale!

Tutti i Paesi ricevono benefici dagli scambi senza che qualcuno ne paghi necessariamente le spese. C’è molto, infatti, che funziona, anche in termini di solidarietà transnazionale, sia pure in presenza di chi ne dubita.  Così mi chiedo se ne valga la pena affrontare queste sfide, se sia giusto oppure no difendersi dall’intrusione dall’alto, diciamo così, di una politica posta ad un livello di integrazione più ampio. Se valga la pena ritornare indietro oppure semplicemente continuare a vivere l’Europa ancora come un’avventura fino alla sua costruzione definitiva, di cui sono certo che avverrà e di continuare a vivere le stupende opportunità offerte ai giovani e agli scambi commerciali.   Certo il processo rischia di essere lungo, a causa delle diaspore tra i vari Paesi e all’interno degli stessi, come l’Italia, dove parlano lingue diverse, come si sol dire. E la confusione delle lingue rallenta come nessun’altra cosa il percorso di costruzione, vicenda ben nota ai costruttori della Torre di Babele.

Non è un caso, a mio parere, che la richiesta di autonomia di alcune Regioni del Nord Italia coincida proprio in questo periodo. Anche se tale richiesta è prevista dalla Costituzione, appare tuttavia contraddittoria rispetto alla logica dell’europeismo. Prima di accusare la reputazione dell’Europa, forse sarebbe meglio riconciliare lo Stato con la sua Nazione. Un vecchio scrittore inglese diceva che la comunità nazionale non precede la comunità politica, ma è il suo prodotto.  O dobbiamo aspettarci anche le bandiere regionali?

Personalmente non ho mai amato le bandiere, poichè in nome di esse sono state fomentate troppe guerre nel corso della storia. Certamente adoro quelle sportive e quindi mi piace concludere un pò scherzosamente chiedendomi se Valentino Rossi debba correre per forza con la Ducati e giammai con la Yamaha? Eppure lo ha fatto e ha vinto. Eppure per noi è sempre Valentino Rossi. Il nostro campione. Sono solo opportunità.

Domenico Fallucchi