LA SCOLARESCA

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È questa una delle tantissime fotografie inserite nel settimo volume de “LE BELLE IMMAGINI DI SAN NICANDRO” e precisamente a pagina 153. È una foto che come le altre potrebbe sembrare insignificante, invece è, senza dubbio, la più importante e soprattutto emblematica, in quanto denota il divario, vale a dire la differenza che c’è fra i vari alunni. E questa differenza si nota solo se l’immagine la si osserva attentamente che risalta subito agli occhi e si riesce a capire che la difformità consiste, si evidenzia tra l’agiatezza della maggior parte degli alunni tutti ben vestiti e l’indigenza della minoranza di alcuni altri.

Nella foto sono raffigurati ragazzi, che io quasi tutti conoscevo, molti dei quali ricordo anche i nomi ma c’è il quarto bambino della prima fila ad iniziare da sinistra che io conoscevo in quanto abitava vicino alla casa mia ma il nome, dopo il tanto tempo passato, lo ignoro. Ed è proprio questo bambino che rende emblematica e significativa l’immagine in quanto è raffigurato scalzo, e che, a piedi nudi, ricordo che ha frequentato le cinque classi delle scuole elementari.

Oggi questa situazione può sembrare assurda, impensabile, però in questo periodo, siamo nel 1947, era una cosa alquanto normale vedere bambini trovarsi in queste condizioni specie e soprattutto per quelli che abitavano nel vicino mio quartiere, vale a dire quello della Terravecchia, dove era usuale vedere tanti ma tanti bambini (maschietti e femminucce) girare a piedi nudi, sia nelle giornate estive quando le chjanghette erano infuocate e sia d’inverno quando imperterriti si vedevano in giro con le strade ghiacciate e peggio ancora quando nevicava. Era questa la situazione che si verificava nel periodo del quarto decennio de secolo scorso, periodo di appena terminata la guerra, quando non si sapeva cosa fossero gli enti assistenziali, quando le famiglie povere facevano i salti mortali per mandare i figli a scuola per non farli diventare analfabeti e nel paese di analfabeti ce n’erano tanti e tanti.

E a proposito di analfabetismo ho un ricordo indelebile inchiodato nella testa che sovente mi ritorna nella mente e questo ricordo, relativo al periodo in argomento, si verificava nel momento in cui, subito dopo che il banditore, Domenico Santamaria aveva affisso un manifesto (cosa rara) sul muro di fianco all’abitazione del parroco Don Vincenzo Pienabarca, istantaneamente si radunavano sul posto gli abitanti del quartiere per sentire, da qualche persona istruita, cosa c’era scritto nel manifesto. Ho detto rara perché lo stesso Santamaria, quasi quotidianamente, le notizie ce le dava, al posto del manifesto, quando arrivando (ricordo sempre di corsa) e posizionandosi nel centro del Largo Chiesa Madre faceva, qual novello araldo, il proclama dopo aver suonato la trombetta che portava a tracolla.

Oggi la situazione del bambino scalzo mi fa ritornare nella mente i versi di pascoliana memoria: “O Valentino vestito di nuovo… porti le scarpe che mamma ti fece che non mutasti mai da quel dì”. Questa situazione penosa e miserevole ad altre simili ce n’erano tante in questo paese e quanto sto dicendo corrisponde ad autentica verità, verità che oggi lo possono confermare non tutti i sannicandresi ma solo i miei coetanei paesani ultra ottantenni.

E concludo questo mio scritto con la speranza che questo bambino, che non ho più visto in quanto proprio in quel periodo ho lasciato il paese, abbia in avvenire avuto non solo un paio di scarpe ma suppongo anche un buon avvenire e questo solo perché ha frequentato la scuola per cinque anni e aver conseguito un titolo di studio che, a quel tempo, era molto utile. Al termine di quanto esposto invito il lettore ad esprimere il proprio parere con due righe di commento e non semplicemente con il normale, ora tanto in uso “mi piace” o con il pollice all’in su.

Emanuele Petrucci

“Colgo l’occasione per far presente al lettore che altre storie come questa e tante foto sono inserite negli altri volumi, pertanto Civico 93, per le prossime festività, vi consiglia di acquistare per regalare a parenti e amici, regalarvi o farvi regalare uno di questi volumi perché sono sicuro che sarà, senza ombra di dubbio, un omaggio gradito, basta mettersi in contatto con Petrucci o semplicemente inviargli il vostro indirizzo”.