IN ITALIA MANCA UN UNICO SISTEMA SANITARIO NAZIONALE, NON GARANTITA QUALITA’ CERTIFICATA

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Nell’Italia del Sistema Sanitario Nazionale manca un sistema unico e quindi  troviamo nelle  Regioni  diverse sigle : ATS,  ASL, AUSL , ASP , che non garantisco  un grado di qualità certificata-

Caro direttore,

In questi giorni, dai social network ai media tradizionali, vengono continuamente diramati ed aggiornati i   dati inerenti la pandemia epidemiologica in atto nelle diverse Regioni Italiane, in Europa, nel Mondo chiamata   “ covid-19 o semplicemente coronavirus ”.    Questo nome finora sconosciuto lo hanno imparato persino i bambini, adoperando i colori dell’arcobaleno nelle lenzuola appese alle finestre e ai balconi delle case, in segno di speranza e che tutto passi presto per tornare alla  normalità e quindi tornare a scuola (?).

Verrebbe  da subito  chiedere  ai cittadini in  tempi  di “ripensamenti”  :

Siete   soddisfatti   del sistema sanitario della tua regione   sentendo giornalmente lo sviluppo dei dati epidemiologici ? Ti fidi   delle strutture ospedaliere presenti e della qualità dei servizi erogati sul tuo territorio Regionale o preferisci praticare   pure   oggi   il cosiddetto turismo sanitario e recarti in città dove l’offerta, e soprattutto la qualità,    era   ed  è  reputata migliore,   sia pure  con le diverse  eccellenze  dei servizi  offerte   ove finora si è pensato  alla ricerca “oncologica” ? Inutile ripeterlo   solo ora, dovremmo  forse pensare ad un sistema  “ UNICO NAZIONALE CENTRALIZZATO ” ?

Per quanto ci sono state finora  alcune situazioni che,  purtroppo, ci trasciniamo dietro da  decenni   e   il livello dell’   assistenza medica  percepito  dai  cittadini   nelle diverse aree  geografiche d’Italia,   seppure  contraddistinto da sigle diverse,  appartengono nel suo complesso organizzativo  ad un unico sistema   “gratuito”  della    sanità    prevalentemente  gestita   dal  pubblico  ,  con le dovute eccezioni  di   alcune  Regioni del  Nord ed a STATUTO SPECIALE.     E, la Lombardia è   una di queste con   diverse o prevalenti strutture private   convenzionate con il   S. P. N. .   Come da noi  è   privata    la Casa Sollievo della Sofferenza di S. Giovanni  Rotondo  che  nelle   eccellenze   è   una   di    quelle  presenti al Sud e che gestiscono  anche  le   Case  di Riposo per Anziani  ( CRA )   o  Residenze  Sanitarie Assistite ( RSA ) .

Dico ciò   poiché oggi sono in molti   a chiedersi   del perché    la diffusione   del   Covid – 19 in Italia    è   stata così veloce   specialmente negli  Ospedali  e nelle RSA   con   tante    vittime   da   aver  decimato   una   intera classe  di  anziani  ultrasessantenni  anche medici    e    del perché    ha  trovato    quasi   tutte le Regioni e  gli   Stati  impreparati verso questa pandemia   ?  

Dopo  qualche   secolo  dall’ Unità d’ Italia  e   del   nostro  sventolato   tricolore,  sembriamo  ancora  una nazione divisa in due: a Nord ospedali che funzionano e facile accesso alle terapie,   a Sud problemi,  malasanità e sprechi  di  fondi  in  strutture  con riguardo     all’    assistenza agli anziani,   mai decollate  con   l’avvento delle Aziende Sanitari Pubbliche   e   delle ASP,  che si dovrebbero occupare  degli anziani e di  “  soggetti fragili “    ,   portatori di handicap  o disabilità.

Una differenza di impegno di risorse pubbliche,    tra  il Nord ed il SUD ,  che   lo  Stato  Italiano   non è ancora riuscito a colmare ( ma dovrebbe  garantire)   e che pesa soprattutto su chi non può spostarsi per cercare  cure  migliori  ed  ambienti  accoglienti  anche se dentro tantissimi indicatori   sulla   “qualità  erogata”   di competenza della  “LEA” voluto dal  DPCM 29/11/01 sui livelli di assistenza erogati dalla Regioni , magari qualcuno resta indietro pur  avendo ospedali che funzionano bene.

Eppure, come  in tempo di guerra  ( e questa è una guerra che viene combattuta contro il  “covid-19” ,  un nemico subdolo ed invisibile  ), attendiamo   increduli ,  alla lettura quotidiana    dei    bollettini   sul numero  dei    contagiati,  morti  e  guariti…..   una vera  e propria  “macelleria  sociale”,  di cui non si conoscono i “dispersi”  sul campo purtroppo presenti anche nel nostro paese.  E, di  cui nessuno  osa chiarirne   le   cause o concause  di natura tecnica e soprattutto …… politica.

Di chi è la colpa di tutto quanto sta accadendo in Italia   e  nelle  Regioni in maniera diversa  per combattere efficacemente questa nuova pandemia chiamata “coronavirus”  ?

Io,  che   di   altre  “ guerre “   non ne ho fatto e   neppure viste  da vicino  o convissuto   direttamente,  questo  paragone  di  “  stato in guerra ” ,  non   piace   affatto,     perché  viene   combattuta  solo da alcuni      ( medici,  infermieri,  forze dell’ordine  e   volontari delle  diverse   Associazioni ) e   per lo più  disarmati  sul campo .

E  del perché  l’intero sistema sanitario nazionale   si è trovato  impreparato  nel recepire   per tempo ed impiegare    soprattutto   negli   Ospedali   idonei  “  Dispositivi di Protezione Individuale    ( DPI) “ ,  validi  ed  efficaci  per   limitarne  o mitigarne ,  sia le  cause  o concause   scatenanti,   quanto meno i   “rischi”  derivanti dal contagio e propagazione  diretta ed  indiretta  dello stesso,   anche da parte degli stessi  operatori sanitari  e nelle forze dell’ordine impiegate  sul campo con le associazioni di volontariato.

Non è   questa   forse   una responsabilità della politica  e  della   tempistica   di  reazione  per i costi rilevantissimi in termini di  vittime  (maggiori al Nord)   e   di economia ,  con riguardo al SUD  ed  a quella   locale ,   mai decollata  specialmente  nel settore  dell’   agricoltura  e zootecnia ?

Trovarsi a fronteggiare   negli Ospedali    l’   insufficienza  di    posti   letto   in  rianimazione,  nella terapia intensiva e sub intensiva,   di   medici   nelle  diverse   specializzazioni,    di    infermieri e personale sanitario,   non è   dipeso   dalla  legislazione  che  nella sanità ,    in  circa  20 anni ,  ha     visto   nel   silenzio   tombale  più totale    dei cittadini ,   una cospicua riduzione:–  di   investimenti nella sanità pubblica e nella ricerca ,   a fronte della privata  invece foraggiata in alcune Regioni come la Lombardia,  a danno  della medicina  di base  prima frontiera   sul  territorio; –   degli stipendi   rispetto ad altri paesi europei  ( quasi dimezzati ed oltre) , con   emigrazione verso questi  di personale  sanitario e soprattutto di ricercatori;

–  di insufficienza   di    posti letto  nella terapia intensiva e sub intensiva  anche dopo  l’utilizzo  provvisorio di altri reparti   e   delle  sale operatorie; –    di  idonee   misure  di   “    informazione e  formazione“    da parte dei RSPP,   previsti   nei “  piani  di sicurezza  e  prevenzione, ovverossia di mitigazione dei rischi “; – dei  protocolli  sanitari  operativi   dimostratisi,   assolutamente  inesistenti o  inefficaci  quelli esistenti nelle  “malattie  infettive” ,     mentre efficaci  e di  “ alta professionalità e specializzazione nelle   malattie  “ oncologiche “  ,  purtroppo  passate   in   secondo ordine , come pure gli  interventi chirurgici  a breve   e  le  terapie   fisioterapiche di contenimento.  

In questi giorni,   sento   con    altissima   frequenza l’ uso della parola “  eroe  “   applicata a chi,  in realtà da sempre,  lavora    in silenzio e nell’anonimato   per  tutelare la nostra sicurezza   in generale  e   la   tenuta  “ gratuita ”  del   sistema   “ salute  “ ,  specialmente in tempi di  emergenza sanitaria e    che rischia di trasformarsi  a   breve in quella “ economica”  altrettanto   devastante per  famiglie  ed  imprese in assenza di una “cabina di regia”  unica di pianificazione.

La parola “eroe“  piace  ( e la politica in questo momento ne fa largo uso strumentale  nella  (dis) informazione ),  perché mette a posto  innanzitutto  la  loro  coscienza  attraverso la   nomina di        “ COMMISSARI  ed  ESPERTI  VIROLOGHI”,  a fronte di tanti,  tantissimi  morti  che  non hanno potuto  avere neppure l’ultimo saluto dei  familiari. Facendosi   la politica   forte del  nostro   bisogno  di   mostrare ,     attraverso     applausi e canzoni   dai    tanti balconi   con    esposte   bandiere  del nostro    tricolore nazionale,            quella   “ gratitudine  sacrosanta “  nei confronti di queste  nuove  categorie di “ eroi ”    in tempo di  pace.

Certo   è che, grazie all’inventiva di  pochi,   al  cambio improvviso   della produzione (e sotto certi aspetti  “improvvisato”)    di   prodotti sanitari  ( mascherine, grembiuli e detergenti – disinfettanti, ecc.)  ,  ce la possiamo fare e  ce la faremo facendo  ognuno la nostra parte restando a casa. Come recita lo spot  del  …… “ colibrì ”, io ci sono e faccio  con  quattro gocce  la mia parte . Solo  ora    ci  rendiamo conto delle nostre   fragilità    !

Nei tanti, tantissimi articoli pubblicati   ho   sempre parlato di cultura  e di investimenti nella sicurezza .  Non ho mai detto uno vale uno.   Ho  invece   da sempre  sostenuto  dall’esterno delle Istituzioni    “ professionalità    e   meritocrazia”.   Criticato  le facili e fragili     nomine  di  competenza  diretta della  politica: dei dirigenti,   dei   direttori generali   dei  Comuni  , delle Provincie,  delle Regioni   e soprattutto  delle  Aziende  Sanitarie Locali   e delle ASP,  che svolgono anche servizi alle persone anziane ,  con  diverse patologie e disabilità.

Non ne faccio un discorso  di questa o quella componente politica,  ne faccio  invece   un  discorso prettamente  culturale come da sempre detto e scritto da tantissimi anni.

Non è tutta colpa della politica, ma di chi ha espresso, chiaramente, con opinioni e comportamenti, linee d’indirizzo verso le quali la politica attraverso “sondaggi”  e  “SPOT”  ,  su   scelte   programmatiche   anticipate  ( e spesso poi  non  realizzate )  si  è  poi  orientata  per  la ricerca   di maggiori consensi.

Va da se, che la Politica   è rappresentanza di un paese e non viceversa

!

Noi dopotutto  siamo  e dobbiamo   essere   proprio   attraverso  l’esperienza degli anziani   da tutelare  maggiormente,   la  radice   “culturale “    di  queste  linee  di  buon-governo.

Ho pensato    in questi   giorni   ad una frase di  Brecht , che recita pressappoco  così :

…… “  sciagurato quel paese che ha bisogno di  eroi “   !!!

Effettivamente, con l’esperienza che ognuno di Noi sta facendo in questo particolare momento fatto di ripensamenti,  posso affermare    con cognizione di  fatto e percependo la condivisione di molti :   “beati quei popoli che non hanno bisogno di eroi” !!!

Gianni Della Torre