In un altro articolo di Civico93 pubblicato in data odierna, si informa che è stato firmato il protocollo d’intesa tra Regione Puglia e Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani finalizzato alla valorizzazione delle identità culturali con la valorizzazioni delle fiabe. Quindi, la Fiaba pugliese entra nel “vocabolario” culturale della Treccani, per diventare collante identitario di tutta la tradizione orale del Sud Italia.
E’ un’opportunità per l’amministrazione comunale di San Nicandro farsi viva presso la Regione Puglia per la presentazione di un progetto di valorizzazione delle fiabe sannicandresi. Si vuole solo rammentare che dalla cultura parte la crescita di una comunità.
Intanto si pubblica un estratto dal libro “CE STÉVA NA VÒTA” di Natina Mascolo-Vaira,
Ce stéva na vòta, tanto tempo fa, un folletto, conosciuto dappertutto: il suo nome era Scazzamurrèdde. Tutti gli volevano bene e tanti, però, ne avevano un po’ paura. Si parlava sempre di lui in tutti i paesi garganici, ma proprio tutti: San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo, Rignano, Manfredonia; Monte S. Angelo, Vieste, Rodi Garganico, Vico del Gargano, Peschici, Carpino, Cagnano Varano, San Nicandro Garganico, Poggio Imperiale, Lesina…
Com’era? Come un nano, piccolo piccolo, un poco goffo e portava in testa sempre una “scazzéttela”, uno zucchetto di colore rosso. Non sempre, però. Dipendeva da tante cose, perché qualche volta, anche un berretto a sonagli, faceva al caso suo. Quando lui camminava si sentivano i passi del suono degli zoccoli, abbastanza pesanti, indossati sopra le calze di colore rosso.
Il carattere? Servizievole e generoso, dispettoso e inquieto, semplicione e furbacchione, mattacchione e anche musone, avaro e generoso… Perché? Beh, veramente dipendeva… da tante cose. Anzi, attenzione: sscc…sscc…silenzio, pare che stia arrivando!
Vediamo cosa sta facendo in questo momento….
Eccolo, stamattina non vuole rimanere nella solita casa di ogni giorno, sempre a sentire lo stesso odore di umido, di muffa, di olio e di vino. In quella casa antica, buia e nera, che si trova nella parte più vecchia del paese, oggi non vuole proprio starci.
Sarà meglio girare nelle case lì attorno, ma …accidenti, ha perso la sua scazzéttela, e va frugando dappertutto, per rimettersela in testa perché, quando non ce l’ha, rischia di essere visto dagli altri e lui ci tiene a non farsi vedere, a non farsi scoprire. Perché? Per tutto quello che combina…
Fruga persino nel giardino della casa a fianco alla sua e ah! Eccola, finalmente trova la sua scazzéttela. Ma è così sporca di… marmellata! E stavolta non è stato lui a sporcarla, né a rubare la marmellata, sicuro!
Sono stati proprio loro, Manuéle e Nunziatina i quali, avendo rubato in tutta fretta la marmellata, hanno pestato e sporcato il suo prezioso zucchetto. Cosa fare? Mettersi il berettino rosso a sonagli!….Beh, sì, anche se a malumore.
Manuéle e Nunziatina, intanto, sono presi dai loro giochi, si girano e…
– Bimbi che fate? – chiede il folletto Scazzamurrédde.
– Stiamo giocando, non vedi?
– Certo, ma sapete cosa vi dico? La prossima volta non rubate né marmellata né cioccolata. Oggi, per colpa vostra, sono costretto a tenermi in testa anche il berrettino rosso a sonagli!…Così potranno vedermi gli altri e io non voglio essere visto…ma
– E perché non si ruba la marmellata, né la cioccolata? – chiedono all’unisono i bambini.
– Perché non si fa. È la mamma che sa bene ciò che non può farvi male. È utile mangiare, ma bisogna stare attenti anche in questo, a non esagerare, intesi? Un’altra cosa, prima di andare via: non dite agli altri che a mangiare tutte quelle cose lì sono stato io. Le bugie non si dicono mai. D’accordo?
– d’accordo – rispondono i bambini, mentre Scazzamurrèddestrizza loro un occhiolino, fa un’acrobatica capriola e si allontana, allietato dalla melodia dei suoi sonagli.
In cucina intanto cummare Mariétta è mortificata per quel vetro che si è rotto per caso. Come si fa, ora, a rimettere uno nuovo, se i soldi in casa non ci sono? Eh, sì, certo, suo marito è un gran lavoratore, lavora e lavora e intanto i soldi, in casa, non arrivano mai, ma proprio mai. E quanto si arrabbierà appena saprà del vetro rotto! Intanto fuori fa freddo e non si può stare in casa al fresco, senza vetro. Mica l’ha fatto apposta, lei?! Si sarà forse un tantino distratta. D’altronde ha tanti pensieri per la testa: cucinare, aiutare in campagna, seguire i figlioli a scuola, pulire la casa, dare retta alle comari che, non avendo proprio niente da fare, spesso vanno da lei per raccontarle tutte le loro disgrazie.
Ah, questo vetro rotto non ci voleva proprio!…
Cummare Mariétta avverte in casa una strana presenza, eppure non vede nessuno, ma…cosa succede? Dal soffitto stanno piovendo tanti “tornesi”. Che bello! Quanta provvidenza! Ma sono proprio tanti soldi….
Altro che pagare solo il vetro rotto…..Vuole ringraziare qualcuno, chissà chi….Si guarda intorno ma… non vede nessuno. È vero, non c’è nessuno!
Scazzamurrèdde, zitto zitto, entra attraverso la fessura della porta, in casa della famiglia accanto. Oggi qui non c’è anima viva! Vuole proprio divertirsi. Allora indossa i vestiti che ci sono nell’armadio, gli stivaloni di gomma e quant’altro trova e si specchia. Che ridere senza il suo solito abbigliamento! Lasciamo tutto in disordine? Certo, tutto in disordine.
Questo chianchetèdde – sgabello – non va bene qui, ma a fianco del caminetto. Poi questo lume lasciato sul comò, che ci fa acceso anche di giorno? È meglio spegnerlo. E questo comò accanto al letto, pare sospetto. Guardiamo un po’. Apre il primo tiretto e …quanti soldi ci sono dentro…Eh no, questi soldi mica sono stati guadagnati come si doveva!
Non va bene. Scazzamurrèdde toglie tutto: questi soldi li darà solo alle persone che si comportano bene, persone laboriose, virtuose, assennate, magari caduti in disgrazia per una malattia improvvisa, per una catastrofe provocata dal maltempo all’abitazione e cose di questo genere.
I signori padroni non troveranno più i loro soldi? Che importa, così impareranno ad essere più onesti….
Prosegue la sua visita, Scazzamurrèdde, infilandosi ora attraverso il caminetto, nell’altra abitazione. Qui c’è Rusunèlla, la figlia di cummare Ntìna, intenta a ricamare al telaio. Deve sposarsi e deve completare il corredo. In paese si usa avere la dote. Lui, il fidanzato, porterà in dote una vigna e forse “lu ciucce e lu traìne” – l’asino e il carretto -, mentre lei, Rusenèlla, solo il corredo perché la casa, nonostante l’insistenza dei suoceri, non c’è proprio. Allora bisogna portarsi in dote almeno il corredo e così come dice un proverbio: “tisse, tisse, tisse ca la téla ce finisce” – tessi, tessi, tessi che il lavoro si completa -, la ragazza, dall’alba fino a sera tardi, è sempre costretta a lavorare.
Poi sospenderà il ricamo per fare il bucato, riordinare la casa, ammassare il pane per portarlo a cuocere al forno, e poi, e poi…Quanto lavoro ancora da fare!…E, intanto, almeno la tela, da “lu funnechére” – il negoziante di stoffe -, bisogna proprio pagarla. Anzi è già mezzogiorno e bisogna affrettarsi per andare al negozio da Jèseppe, a portare i due “tornesi” di acconto, così come contrattato.
Rusenèlla lascia il telaio, le forbici, la sfilatina colorata e gli altri accessori di ricamo, si riordina al meglio, apre il tiretto del comò per prendere i due tornesi e …meraviglia delle meraviglie: il tiretto è pieno di soldi! Veramente aveva avuto l’impressione di un lieve movimento in casa, forse era entrato qualcuno? Eppure, intenta come era al lavoro, non ce n’era proprio accorta!
Quanta fortuna avrà da raccontare a mamma e papà, quando torneranno dalla campagna….e finalmente, ora potrà anche sposarsi.
Scazzamurrèdde deve tornare di fretta a casa perché, quella famiglia presso la quale abita, sta traslocando avrà quindi ancora da fare. Però, prima di tornare a casa, deve ficcare il naso altrove, almeno solo per un po’.
Ma non si accorge di aver perso la sua scazzétela, per cui rischia di farsi vedere da qualcuno. Tuttavia, si infila svelto svelto in un’altra abitazione, una dei nostri tempi, proprio come la nostra. È già pomeriggio, ma non importa. Facendo attenzione a non far rumore, passa dalla cucina alla stanza accanto. Lì nella cameretta, c’è un bambino solo che piange: è Cenzìne, il quale, seppur circondato da tanti giocattoli, piange perché la mamma non c’è, è ancora al lavoro e altrettanto l suo papà. Dovrà aspettare ancora tanto e fino a sera, addirittura per poter stare in compagnia! C’è, è vero, la televisione, ma accidenti dalla mattina alla sera sempre le stesse cose, gli stessi cartoni animati, tanti film con tante scene diverse ma sempre uguali….E la nonna, dov’è la nonna? Quanto piacerebbe a Cenzìne sentirsi raccontare qualcosa, una favola, una fiaba, un racconto!….Ah, sapesse almeno leggere! Ma è ancora piccolo!…Si sente, però, un tintinnio di sonagli, una presenza strana. Chi mai sarà?
Eccolo! Scazzamurrèdde, proprio lui e tutto in rosso! Vuole fare compagnia a questo grande tesoro di bimbo. Si presenta a Cenzìne con un ampio, goffo inchino. Con una mossettina del capo fa sentire l’armonia dei sonagli, si strofina gli occhi con aria misteriosa, incolla piano piano sul naso un paio di occhiali senza lenti, poi prende un libro e inizia a leggere: “Ce stéva na vòta...”
Ma…forse c’è tuttora. Perché dove c’è semplicità e fantasia, lì i sogni fioriscono ancora.