EDITORIALE DELLA DOMENICA. SAN NICANDRO, DOPO IL COVID-19 ORA LA VERA POLITICA

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Chi avrebbe mai neppure sognato un’emergenza sanitaria come quella che stiamo ancora affrontando! Isolamento per fermare il contagio ed i silenzi di tantissimi giorni. Poi, pian piano, una timida ripresa fino alla vita frenetica di oggi. Ma da un giorno all’altro ci siamo ritrovatI diversi, stiamo riscoprendo l’importanza delle relazioni, il sottile piacere dello stare insieme e di ascoltare. Abbiamo scoperto l’importanza e la saggezza degli anziani, la generosità della gente e tanta disuguaglianza sociale. Abbiamo scoperto la fragilità della gente con l’eredità che ci lascia il Covid-19 di persone senza lavoro e di commercianti e artigiani disperati.

In questo declino generale la politica deve avere un ruolo essenziale proprio per affrontare problemi che riguardano i cittadini. Ma non si parla di politica se non si parla di uomini e donne che sono nelle istituzioni perché solo il loro impegno potrà avvicinare di nuovo la gente alla politica e far fronte ad un malcontento che oggi è molto diffuso.

San Nicandro è da poco uscita da una crisi amministrativa ed ora, se non è ancora troppo tardi, deve fare il possibile per un cambio di prospettiva, per una rinascita collettiva, per una voglia di riscatto che abbandoni la mediocrità disarmante della vecchia politica per una efficace interazione con tutti i soggetti della vita di ogni giorno. Occorre avere la voglia di far ritornare ed avvicinare la gente alla politica altrimenti il malcontento continuerà. Occorre ridare speranza a tutte le attività produttive, a tutte le associazioni e ad ogni singolo sannicandrese per la dignità di chi si sente continuamente umiliato e sopraffatto.

Si pensi ai giovani i quali non riescono più a tollerare la loro condizione di mancanza di prospettive future. Se non si opera in tal senza allora c’è la reale possibilità che si affidino alla rabbia come contrapposizione alla incuranza della politica.

San Nicandro è una terra ferita che sicuramente non vuole arrendersi ma ha bisogno solo di stimoli che devono arrivare soprattutto da Palazzo Zaccagnino e non di litigiosità e contrapposizioni. Ha bisogno di punti fermi su cui credere e sperare e non di affidarsi alla estemporaneità del momento. Il tempo delle parole è finito, ora deve iniziare il tempo della progettualità.

Il Direttore