EDITORIALE DELLA DOMENICA. LA VALORIZZAZIONE DELLA GROTTA DI PIAN DELLA MACINA

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Venerdì scorso Civico 93 ha pubblicato la notizia della valorizzazione della grotta di Montenero in agro di San Marco in Lamis con un contributo di 170.000 euro da parte del Parco Nazionale del Gargano. La grotta sarà fruibile dai visitatori e dalle scuole. Tutto molto bello perché viene rivalutato il territorio garganico.

Ma una considerazione bisogna pur farla e che riguarda la nostra cittadina.

In molti siti di viaggio e di opinion leaders del turismo si cita anche San Nicandro come meta da visitare. Lo fa anche il Parco del Gargano sul suo sito che mette in evidenza per tutti i comuni del parco i beni e tutto ciò che può essere oggetto di turismo. Solo la Regione Puglia non è molto presente nella pubblicizzazione della nostra cittadina. Allora che fare? Quello che fanno altri comuni e cioè una programmazione a livello culturale e turistico per tutto il territorio di San Nicandro. Un’operazione che interessa un ampio ventaglio di operatori del commercio, dell’artigianato, dell’edilizia, dell’agricoltura ed altro ancora. Può sembrare un percorso lungo ma, se ci si crede e con una progettualità valida, nel giro di un triennio, molte cose possono essere realizzate con una ricaduta economica importante per la nostra cittadina per uno sviluppo turistico tutt’altro che trascurabile e marginale.

Questo sito di interesse geologico e/o paleontologico così viene descritto dal Parco del Gargano.

“La grotta si trova in località Pian della Macina a circa 200 m. di altitudine, sulla sommità di Coppa del Mortaio, una delle alture poste a sud della laguna di Lesina. L’area è segnata da numerosi fenomeni carsici di superficie. Sono infatti presenti numerose doline di media grandezza e incisioni vallive (canale d’Irca e canale Toppa) confluenti nel vallone Scarafone che termina nella sottostante laguna. Si tratta di una grotta di facile accessibilità. L’accesso alla grotta è protetto da una rete metallica. Una breve scalinata conduce in una galleria abbastanza pianeggiante e di facile percorrenza lunga circa 30 metri conduce in un’ampia sala. La galleria è resa più articolata per la presenza di stalagmiti e colonne. Da questa galleria un pozzo-scivolo conduce in una sala che si presenta come una intricata esposizione di forme diverse di concrezioni stalatto-stagmitiche di diverse considerevoli dimensioni, colonne, formazioni a medusa, a canne d’organo, drappi. La grotta termina in basso con un altro piccolo ambiente ricco di concrezioni di notevole bellezza alcune delle quali eccentriche o formanti infiorescenze di bianca calcite effetto delle correnti d’aria che nei secoli si sono insinuate nella grotta”.

Civico 93 aggiunge, alla nota dell’Ente Parco del Gargano, un articolo di Antonio Pagliano (Note sul fenomeno carsico nel comune di Sa Nicandro Garganico – ottobre 1971) che meglio spiega l’importanza del sito di Pian della Macina.

“La grotta nota dal 1927, citata nel volume Puglia del T.C.I., catastata presso l’istituto Italiano di Speleologia è stata solo di recente oggetto di escursioni da parte del Col. Della Vecchia e dei suoi collaboratori.

Una modesta apertura a livello del suolo immette con breve scivolo in uno stretto e basso corridoio delimitato a sinistra dalla parete rocciosa riccamente concrezionata e a destra da un complesso stalatto-stalagmitico che in alcuni tratti raggiunge la volta.

Questa prima parte della cavità è divisa in tutta la sua lunghezza in due corridoi sub-paralleli. Il pavimento del corridoio principale, in forte pendenza ed incassato a forra, si abbassa repentinamente permettendo sin dai primi metri di avanzare speditamente in posizione eretta. La pendenza del secondo corridoio è meno

accentuato; il fondo a gradoni è ricoperto da uno strato di limo e argilla da fluitazione esterna.

Questo primo tratto è monto concrezionato, vi abbondano le forme coralloidi, predomina il colore rossastro da forti inclusioni di ossidi di ferro.

A 20 m. dall’imbocco i corridoi confluiscono, mentre la parete sinistra dell’osservatore, per remoti distacchi franosi arretra sensibilmente formando una graziosa saletta caratterizzata dalla presenza di un piccolo bacino di limpidissime acque di stillicidio da un profondo pozzo inesplorato. Proseguendo verso N.O., oltre la saletta, e superate le due strettoie fra le concrezioni, si perviene a 30 m. dall’ingresso alla sommità di una ripidissima parete parzialmente concrezionata che, con due salti per complessivi 18 m., immette nella parte più interessante del complesso speleologico.

Il profilo idromorfo della parete sinistra di questa ampia caverna, lunga 45 m. ed ampia 15, allungata secondo l’asse principale della grotta, è quasi interamente mascherato da una fastosa decorazione alabastrina di un colore bianco latte. La parete destra, inizialmente concrezionata, arretra improvvisamente dopo circa 20 m. mostrando un netto profilo tettonico, conseguente ad antichi processi di sfaldamento in corrispondenza di una distinta frattura parallela alla principale.

Imponenti colonne stalagmitiche raggiungono la volta, riccamente decorata in più punti da numerose stalattiti di varie forme. Il pavimento, ingombro di sfasciume roccioso instabile da elementi anche di grossa mole, è inclinato e reso sdrucciolevole da uno strato di guano, limo e latte di monte.

Abbondano complessi stalagmitici di varie dimensioni ed altezza, allineati secondo assi paralleli fra loro condirezione N.E.-S.O. Gran parte delle concrezioni di questo tratto centrale sono esternamente alterate da degradazione superficiale probabilmente originata da batteri calcio-riduttori; lo proverebbe la leggera patina biancastra di caldio idrato che riveste le concrezioni.

Un’ultima strettoia a 70 m. dell’ingresso immette nella caverna più bella di tutto il sistema sotterraneo. Concrezioni di bellezza incomparabile ne adornano le pareti, la volta ed il suolo richiamando alla mente visioni della fastosa “Grotta bianca di Castellana”. Una impraticabile fenditura alla base nella colata stalattica frontale, lascia sperare un ulteriore proseguimento in profondità dell’ampia grotta.

Una sistemazione turistica della grotta è senz’altro possibile in considerazione del suo non trascurabile sviluppo in lunghezza e in altezza, non disgiunto dal facile accesso.

La relativa vicinanza all’abitato è un fattore decisamente favorevole a fare della Grotta nel Pian della Macina un elemento turistico della zona vicina”.

Il Direttore