EDITORIALE DELLA DOMENICA. COME SARA’ SAN NICANDRO DOPO LA TEMPESTA DEL COVID19?

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Tutta l’Italia è stata costretta agli “arresti domiciliari” da più di un mese senza conoscere il termine di questa “pena”.  Si aspettano sempre istruzioni per conoscere quando finirà questa situazione che ci obbliga a pensare su mille cose che prima di questa “carcerazione” non erano nella quotidianità di ognuno di noi.

Ho visto, in un video che mi è stato inviato, una San Nicandro quasi spettrale con le strade deserte, il rumore di qualche macchina del Protezione Civile e il silenzio di una comunità sulla quale sembra essere scesa la sera con le sue ombre piene di silenzi.

Viene in mente la Via Crucis di piazza San Pietro di venerdì santo scorso con le meditazioni scritte dai carcerati di Padova i quali hanno trovato la forza di parlare delle loro colpe e del futuro della loro vita.

L’arrivo del Covid-19 pone all’attenzione di tutti noi che è ormai il tempo della scelta, di quello che è importante e che conta nella vita e di quello che non è necessario. Stiamo rivalutando la sanità italiana che è una vera eccellenza e che sta pagando un altissimo prezzo per il suo operato ed il suo personale non vuole essere chiamato eroe ma solo medico e infermiere perché questo il loro lavoro che hanno scelto. Stiamo apprezzando la solidarietà e la generosità della comunità locale anche nell’ottica di una continuità di protezione ai bisognosi quando questa emergenza dovrà finire. Ci stiamo avvicinando di più alla religione, qualunque sia il proprio credo, ben sapendo che la preghiera non è una panacea momentanea ma un dialogo continuo e necessario con chi si è trovato nella tempesta e poi né è uscito e si è salvato.

Gli usi e le abitudini di ieri dovranno diventare solo un ricordo e quelle strette di mano con cui si stipulavano anche importanti iniziative, perché si era uomini d’onore, ora non ci saranno più e ci abitueremo a nuovi stili di vita. Ritroveremo l’importanza e la necessità delle forze dell’ordine in una comunità che vuole vivere e crescere insieme perché il rispetto delle regole diventerà un bene indispensabile per tutti senza del quale esiste solo la singola persona e non la comunità. Anche la scuola sarà costretta a rivedere nuove modalità di insegnamento per stare al passo con i tempi. Si guarderà alla politica come strumento di risoluzione di problemi solo quando si capirà che essa è una missione sociale per il territorio e non strumento di divisione partitica o, peggio ancora, di mancata cura di interessi collettivi.

Insomma una responsabilità solidale che investirà tutti, saremo tutti tasselli di un puzzle che non diventerà mai un bellissimo quadro da mettere in cornice fino a quando l’ultimo pezzo non si unirà a tutti gli altri. Avremo tutti voglia di riprendere a sognare all’interno della propria famiglia ma anche insieme agli altri perché nulla si costruisce da solo, ognuno dovrà offrire il proprio mattone per costruire una comunità che guarderà “questi arresti domiciliari” come l’inizio di una nuova esperienza di vita guardandosi negli occhi e capirsi senza neanche parlare.

Buona Pasqua.

Il Direttore