DECRETO CRESCITA, UNA OCCASIONE PER ADEGUARE L’IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE CITTADINA?

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Non voglio dire che da noi siamo fermi all’invenzione che ha avuto la prima lampada rudimentale a stoppini o ad olio per controllare la velocità di combustione e quindi l’intensità dell’illuminazione domestica e pubblica delle strade, poi evoluta in un lungo percorso di continue innovazioni che richiedevano l’arrivo, che fu  per  l’epoca “ rivoluzionario “ delle  prime lampadine elettriche e  dalle reti dell’illuminazione.  Una breve cronistoria ci porta a dire che, dapprima, gli impianti erano di “proprietà prevalentemente privata” e quindi della ex ditta F.lli MASCOLO, per passare negli anni a quelle di “uso pubblico” e finire  così   a  operatori diversi  a  seguito delle liberalizzazioni delle reti elettriche e di altri servizi.  Il proprietario   regolava a proprio piacimento e senza dare di conto a nessuno, sia il prezzo del servizio generalmente per punto luce e potenza della lampada, in assenza dei contatori di misurazione, sia gli orari di accensione e spegnimento, nonché la costruzione e manutenzione delle reti poste pressoché su fili esterni e quasi sempre male isolati con consequenziali ed improvvisi “blackout“ di spegnimento alle prime piogge.

Ci sarebbe quindi da chiedersi, se dopo la gestione pluridecennale della rete di illuminazione pubblica cittadina, poi affidata a suo tempo alla locale ditta Nazario Vocale e sistematicamente prorogata fino agli anni 1990, qualcosa sia effettivamente cambiato in meglio oppure la storia degli improvvisi “blackout” sia  finita  o continua  ancora oggi ad ogni pioggia o colpo di vento.  Eppure fino ai giorni nostri continuano le denunce da parte di cittadini che lamentano “disservizi” ed   improvvisi e continui “blachout” sugli impianti della pubblica illuminazione, che spesso durano giorni prima dell’intervento pubblico affidato a ditte esterne  ed in alcune zone rimasto a carico dei privati lottizzanti per una storia infinita e senza soluzione amministrativa da decenni.

C’è da chiedersi nell’interesse comune, se qualcuno ha mai certificato negli anni trascorsi (e  per  reiterati e diversi  affidamenti  “a trattativa privata”  a  imprese  diverse), l’adeguamento degli impianti e dei quadri di distribuzione  alla ex lege  n°46/’90 ed  alle successive modifiche ed integrazioni introdotte dal relativo Regolamento di Attuazione  e  soprattutto dal nuovo Codice della Strada in materia di “ sicurezza in generale e  stradale nel particolare ” per gli incidenti già verificatisi.

Con ciò devo dire che  le lampade a  Led  di ultima generazione  rappresentano ancora fino ad oggi  i  migliori  sistemi di illuminazione, sia dal punto di vista dell’efficienza energetica certificata all’origine, sia per quanto riguarda il costo di gestione, rapportato dai consumi di energia elettrica ridotta notevolmente,   stante altresì  l’obbligo giuridico  di adeguamento  al 2020 in base alla normativa europea che ne finanzia altresì  anche i costi del progetto e del “ sistema energetico“ derivante dalle innumerevoli soluzioni  ingegneristiche di lampade al led presenti sul mercato.

Purtroppo ho dovuto constatare durante le sempre più rare presenze a San Nicandro che non si è mai provveduto neppure ad effettuare  un rigoroso e formale “censimento ad individuazione  numerica sul posto” per tipologia di  lampione e  di  lampade necessario per avviare una corretta progettazione e razionalizzazione della spesa.  Pure sembra, dopo l’ultimo appalto pubblico espletato (e non andato a buon fin per rescissione unilaterale del contratto da parte del Comune), che siano state mai avviato sia pure parzialmente l’adeguamento delle reti con cavi elettrici  “certificati“   ed  i quadri  di  distribuzione per  l’accensione e spegnimento  automatico e centralizzato  per  “intensità  luminosa e  fascia oraria notturna”.

C’è da chiedersi  nell’interesse comune, se qualcuno ha mai certificato negli anni  trascorsi (e  per  reiterati e diversi  affidamenti  “a trattativa privata” a imprese diverse), l’adeguamento degli impianti e dei quadri di distribuzione  alla ex lege n°46/’90 ed  alle successive modifiche ed integrazioni introdotte dal relativo Regolamento di Attuazione  e  soprattutto dal nuovo Codice della Strada in materia di “ sicurezza in generale e  stradale nel particolare” per gli incidenti già verificatisi.

Per non dire dell’impossibilità di individuare i guasti o la semplice sostituzione delle lampade esauste solo   attraverso l’accensione di interi comparti o settori durante le ore diurne,  con spreco ingiustificato ed ingiustificabile di energia elettrica in evidente danno per la sicurezza degli operatori.

A tutto ciò andrebbe aggiunto l’utilizzo, sia pure parziale di energia “pulita” riveniente da altre fonti energetiche, ma questo sarebbe chiedere troppo a nostri  “tecnici”   e  politici  impegnati come sono a litigare  solo per qualche nomina assessorile o  per qualche incarico di progettazione da affidare  a qualcuno di comodo .   Al di là dunque della specifica tecnologia utilizzata per generare la luce, oggi infatti il “sistema di illuminazione pubblica”, nel suo complesso non coincide più con il solo insieme numerico dei punti luce ,  ma  sulla  stessa   qualità e dispersione di energia sulle reti ,  dei quadri di distribuzione  e dell’impiego  aggiornato della  tecnologia sempre più avanzata. E ciò anche perché così facendo si possono ridurre o addirittura azzerare i costi annuali di gestione, se non  l’intero importo  necessario  all’ investimento iniziale  e  che potrebbe essere oggi garantito dall’utilizzo  dei 190 mila euro  concessi al Comune per l’avvio di opere pubbliche in materia di  “ efficientamento energetico e sviluppo sostenibile ”.

Non sarebbe questa un’occasione ghiotta per assumere ed impiegare dei tecnici locali nel rilevamento e nella progettazione interna al Comune attraverso l’utilizzo di queste risorse?

Gianni Della Torre