DA SAN NICANDRO IL GRIDO DI DOLORE DI ROBERTO SCIOTTA, DANNEGGIATO DA VACCINO COVID E ABBANDONATO DA TUTTI

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San Nicandro Garganico, una cittadina nel pieno Gargano, il meraviglioso Gargano invidiato da chi lo ha conosciuto. Si, questa terra non è solo quello che molti raccontano; e poi, trovatemi una terra che non abbia gli stessi problemi! Chi la ama chiude gli occhi e assapora i suoi profumi, i suoi colori, i suoi frutti, il suo cielo, il suo lago, il suo mare, i suoi mestieri, le sue tradizioni, i suoi viottoli della terra vecchia che ha dato le origini a questa cittadina ricca di storia e di tradizioni. I “pupurat” e i “taralli zuccherati”, il suo “carnevale” con i carri allegorici tra i primi nella storia, il suo “pane” fatto di farine prodotte con vecchi metodi e le sue “cantate” nelle migliaia di recite e dei “ditt” che si facevano; i suoi “goliardi” con una storia antichissima e i suoi vecchi mestieri.

San Nicandro Garganico è tutto per chi ci è nato; la sua politica con le beghe tra democrazia cristiana e partito comunista e oggi con i comizi in piazza che intrattengono gli elettori. È la nostra realtà, tra una promessa e un “servizio” fatto, è la nostra vita, è la nostra aria che respiriamo, è la nostra terra.

In questa meravigliosa terra ci viviamo, e ci vive anche chi purtroppo non può più assaporare l’aria fresca delle nostre colline ricche di pascoli di vacche podoliche che fortunatamente ed intelligentemente molti giovani armentari hanno ripopolato. In questa meravigliosa terra ci vive anche chi purtroppo non può più raccontare a sua figlia con spensieratezza  il perché del suo amore con la mamma Emanuela, il perché tanto amore e il perché non riesce più a correre su quella interminabile spiaggia che va dalla foce Schiapparo e arriva dopo la Torre di Mileto.

Ecco, per chi ancora corre e vive una vita in libertà è tutto facile, tutto sereno, tutto bello. Immaginate se dall’oggi al domani si viene condannati a restare dentro casa con due stampelle a sorreggerti quando le tue gambe ti dicono di “si”, oggi puoi spostarti dalla camera da letto al salotto, poi se riesci vai in bagno e se avanza un pò di forza arrivi di nuovo in camera per riabbracciare il tuo cuscino e bagnarlo di lacrime.

Roberto è tutto questo, Roberto è un dolore costante che corrode il suo corpo e la sua anima che impotente deve guardare il mondo con occhi diversi, con uno spirito diverso. Da quel maledetto giorno che ha conosciuto l’ago di quel “siero” la sua vita è cambiata. Non gli avevano creduto! Forse non ancora gli credono oggi chi con semplicità e leggerezza ha dato per scontato che la salvezza stava in quelle sostanze iniettate in un corpo forte, muscoloso, possente. Eppure Roberto è cascato come un palazzo con 100 candelotti di tritolo per farlo cadere giù. Egli è crollato in tutto il suo corpo, i suoi muscoli non reggono e gli provocano un dolore lancinante che lo impediscono di vivere  la vita che faceva prima di questa triste conoscenza con il “siero” e gli ospedali, innumerevoli stanze di ospedali con tante facce che gli ridevano su un viso dolorante e in lacrime.

Cosa abbiamo imparato oggi dalle migliaia e migliaia di denunce fatte da chi ancora può raccontarlo? Nulla! Nella sfortuna Roberto è fortunato a poterlo raccontare a tutti ed è un esempio per chi ancora tace e ha paura di esporsi. Ma lui è un uomo vero, è un padre, è un marito, era un lavoratore instancabile  e soprattutto è un guerriero. Ho avuto la fortuna di conoscerlo di persona il giorno della vigilia di capodanno, era il 31 dicembre 2022, mi reco a casa sua dopo che ci siamo messaggiati spesse volte. Decido di portare chi con me condivide molte battaglie contro il “sistema” e contro “l’indifferenza”, l’amico fraterno Antonio Berardi. Bussiamo alla sua porta, sono le 19 di sera, nelle case c’è aria di festa, preparativi per la cena della vigilia e per il fatidico cenone. Il nostro regalo è stato altro. Quella porta che si apre e quell’omone buono che ci accoglie con un sorriso da bambino felice; ci abbraccia e si emoziona, noi insieme a lui.

Ci sediamo e iniziamo a parlare, a scambiare le nostre vedute, i nostri pensieri, le nostre battaglie, le nostre inquietudini su come oggi la nostra cittadina vive i suoi innumerevoli problemi socio economici e le sue innumerevoli pecche sugli aiuti e su quanto ancora c’è da fare per aiutarci gli uni con gli altri. Viviamo ancora il grave problema del 118 e la mancanza di medici e personale infermieristico. Manca tutto! Ma tutti tacciono!

Non trattengo le lacrime. Roberto parla a ruota libera, come quelle ruote che giravano velocemente sulle strade quando guidava il camion per andare in lungo e in largo per tutta l’Europa. Dipendente modello, figlio di autista e di una famiglia che nella sua ricchezza d’animo e di valori non ha mai abbandonato il suo Roberto. Mi emoziono di continuo, piango e singhiozzo davanti alle sue grida di dolore, un dolore fisico e psicologico che non può vincere, non deve vincere. Questo dolore va sconfitto con la sua forza, la forza che gli arriva da sua figlia, un angelo che lo coccola tutti i momenti della giornata con il suo amore e la sua tenerezza.

Una famiglia che ha voluto, innamorandosi della sua Emanuela, della sua donna che lo avrebbe poi fatto diventare padre. Anni di sacrifici che si sono sgretolati in poche ore dopo l’iniezione di quella “fiala salvavita” come fu pubblicizzata da TV, radio e giornali. Un inganno che è costata cara a Roberto e a tanta altra gente. Oggi si contano purtroppo migliaia e migliaia di decessi riconducibili a questi maledetti sieri sperimentali. Roberto oggi è uno dei tanti che ha subito gravi danni fisici riconosciuti fortunatamente dai medici dove è stato preso in cura. Ma la battaglia non è finita. Roberto lotta tutti i giorni, tutte le notti. Lotta contro i dolori lancinanti che gli provocano un abbandono psicologico rendendolo assente dalla vita quotidiana. Mi guardava negli occhi. Ci guardavamo negli occhi. Non aveva le forze che avrebbe dovuto avere una persona di quella statura! Oggi purtroppo Roberto lotta anche contro l’indifferenza delle istituzioni e della gente. Oggi più che mai ha bisogno di tutti noi, ha bisogno di tutto ciò che possa dare sollievo alla sua vita familiare e alla sua vita come uomo. I medicinali, le continue visite mediche, sono costosissime e ha dovuto vendere ciò che possedeva. Tutto ciò è sconcertante. Tutto ciò è abominevole. Tutto ciò è inquietante. Lo lasciamo con un sorriso e con un abbraccio sincero e fraterno sicuri che sarebbe stato il primo di una lunga serie perché ogni promessa è un debito e tutta l’Italia se non tutta Europa deve conoscere la storia di Roberto e quella di migliaia e migliaia di persone che hanno avuto reazioni avverse da siero sperimentale che grazie a medici compiacenti e venduti hanno indotto senza precauzioni a farsi iniettare un veleno nel corpo ricattati da uno Stato complice di case farmaceutiche senza scrupoli.

Oggi chi ridarà il sorriso a Roberto e alla sua famiglia? Chi ridarà quelle forze nelle sue gambe? Cosa accadrà a Roberto nei prossimi anni? Che aspettativa di vita ha Roberto e quelli come lui? Ecco. Chiediamocelo e diamoci delle risposte reagendo alle dittature sanitarie e politiche. Il caso di Roberto Sciotta non si ferma a San Nicandro Garganico. Ne sentirete parlare ancora.

Gino Carnevale