(Seconda parte)
Sul Capitolo della collegiata va dunque interamente riportata la nostra attenzione per misurare la consistenza della proprietà ecclesiastica a Sannicandro Garganico. Il dato catastale è di per sé fin troppo eloquente, ma diventa ancora più intellegibile se alla cifra riferita all’istituzione si accosta quella relativa al clero partecipante. A metà Settecento bel 40 preti servo la chiesa sannicandrese e da questa ricevono le risorse economiche necessarie per la propria sopravvivenza materiale. Non solo, Molti preti, la stragrande maggioranza, sono nelle condizioni di accumulare redditi aggiuntivi che producono complessivamente 1706 once di imponibile.
Più in particolare, la collegiata sannicandrese dispone di entrate annue pari a 820 ducati, provenienti per lo più di censi di natura bollare e dalla vendita di cereali. L’attività creditizia svolta dall’ente non sembra operare discriminazioni sociali, essendo rivolta non solo ai cittadini di diversa estrazione cetuale, ma anche alle realtà religiose del territorio (fra cui le locali confraternite del SS Sacramento, del SS Rosario, della Pietà, di S. Carlo., di S. Anna e dei Morti, ecc., che ricevono alla bisogna prestiti in denaro per far fronte a specifiche emergenze gestionali) ed alla stessa Università dalla quale esige, in aggiunta, annui carlini 15 per il “Te Deum cantata, assistenza e possesso del Sindaco”, carlini 35 per le festività di San Michele e di San Nicandro, 20 per la festa di San Gennaro ed altrettanti per quelle di San Fabiano e di San Sebastiano. Elementi questi che attestano una sorta di patronato civico esercitato sulla chiesa parrocchiale dell’Università, nel cui bilancio sono previste anche spese di manutenzione e la ristrutturazione dello stesso edificio sacro.
Se la vendita del denaro frutta al Capitolo sannicandrese cespiti di entrata pari al 53% della ricchezza totale denunciata nel catasto, non sono neppure trascurabili i profitti derivanti dal commercio dei cereali: la gestione delle terre col sistema del terraggio, infatti, consente frequentemente che i prodotti alimentari si sostituiscono alla attività censuaria.
Praticamente irrilevanti le altre voci d’introito che comunque evidenziano una discreta disponibilità di beni di natura edilizia e zootecnica: la chiesa collegiata denuncia il possesso di 13 case affittate, tutte i cui canoni annui si aggirano intorno ai 25 ducati. Grosso modo analoghi cespiti di entrata si registrano per il bestiame, costituito per lo più da vacche (10 “sterpe” 11 “figliate”), a cui si aggiungono 3 “piscine” una delle quali è affittata per 20 carlini.
Antonella Prigionieri