ALTRO CHE PAGANA: BEN VENGA HALLOWEEN, FESTA CRISTIANA

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Di tutte le battaglie moderne senza senso, quella contro Halloween mi sembra una delle più curiose. Se uno fosse anticattolico o anticristiano dovrebbe lui impegnarsi per primo, con grande forza, per l’abolizione di Halloween. Infatti si tratta di una festa che propone a tutti i partecipanti in maniera chiara, netta e facilmente leggibile la visione cristiana e cattolica del mondo: di qui il Bene e di là il Male. La Vita dopo la Morte, la possibilità per chiunque, a seguito di un’azione, della salvezza. Il Memento Mori, la Fine e l’Inizio.

Peraltro, non a caso, è una festa pienamente cattolica: fu – nella sua versione attuale – festeggiata da immigrati cattolici e Papisti irlandesi e francesi negli USA, come seguito delle tradizioni di casa loro. È il completamento di Ognissanti: la notte prima è quella più buia, legata alla notte e alla morte da esorcizzare, il giorno dopo è la Festa dei Santi che l’hanno vinta. Peraltro accusati dai Puritani, che ovviamente vedevano il culto dei Santi come quanto di peggio potesse esistere, di essere la prosecuzione di una festa demoniaca, ctonia e celtica, per calunniarli in un Paese Puritano, dove loro erano gli ultimi arrivati. Curiosamente sono le stesse parole che i cattolici formalisti e i non cattolici in cerca di un’identità rivolgono oggi alla medesima festa.

Ma non per niente feste simili ci sono in tutta Europa: per limitarci all’Italia i biscotti chiamati “le ossa dei morti”, le tradizioni meridionali legate a tavole imbandite per i Morti in visita, le varie festività legate a Fuochi lustrali, racconti di animali parlanti in varie date dal 31 Ottobre fino all’Epifania tra cui i Pasqualotti romagnoli, i bambini sardi di casa in casa a cercare dolci tradizionali, e così via.

Non è una cerimonia religiosa: è un rito civile che ha origine da una festività religiosa, e come tale va classificato. Non è altro oggi che un Carnevale a tema horror: e come Carnevale va considerato: il Carnevale è profondamente interiorizzato nell’Occidente, è una figura antropologica fondamentale. Ovvero il rovesciamento della realtà, sia come gioco sia come modo per esorcizzare il male (in termine tecnico, “festa apotropaica”).

Infatti, chi si veste da Diavolo lo fa in uno schema intellettuale comunemente condiviso di rovesciamento della realtà, di scherzo. Ovvero, mi vesto da Diavolo, da Strega, da Zombie perchè – oplà, è uno scherzo! – io non sono un Diavolo, una Strega o uno Zombie! Sono il suo contrario, e per un giorno faccio finta di esserlo perchè in realtà non voglio esserlo. Come durante il Carnevale c’è il Re Folle, perchè nella realtà (ideologica, ovviamente) il Re non può essere folle, ma è saggio per definizione.

Ci sono cattolici e non cattolici che si battono contro Halloween: i primi per un fraintendimento enorme della realtà e una sostanziale ignoranza che li porta, per incomprensione, a escludere quello che si ritiene sconosciuto. Gli altri per la ricerca di un’identità “locale” come opposizione a ciò che è percepito straniero, o che porti messaggi che pensano lontani. Ma è come battersi contro la mezzanotte o manifestare contro la pioggia. Del tutto insensato: il carnevalesco è antropologico fin nel midollo, è connaturato all’uomo.

Tra l’altro, l’innocuo Arlecchino, che spopola in tutti i carnevali scolastici e parrocchiali, fra stelle filanti, coriandoli e scherzi, se notate nella sua raffigurazione porta uno o due monconi di corna nella maschera nera che ha sul viso. Questo perchè Arlecchino in realtà è quel che resta di “Holle Konig” – e altre origini simil i-, il Re dell’Inferno di tradizione Germanica e altomedievale, il demone Alichino che fa la sua apparizione nella Divina Commedia all’Inferno, capo della sua schiera di Anime Dannate che talvolta appare lungo la strada dei viandanti: la Masnada di Harlequin. E anche qui, ci ritroviamo lo scherzo, il rovesciamento: mi travesto da lui perchè – oplà! – non sono lui, ma il suo contrario.

Anche il collegamento con la festività celtica di Samhain (pronuncia Samuìn) è piuttosto spurio e derivato. Ovvero, al limite, è il risultato della sua cristianizzazione in Ognissanti e quindi del suo carnasciale della sera prima. È una festa quindi che ripropone semplicemente uno schema cristiano: che si festeggi quindi, senza problemi o paure di sorta.

Piuttosto, chi è preoccupato, si dedichi a proclamare, la mattina dopo, esaurite le scorte di caramelle e dolcetti, la grandezza e la dolce infinita bellezza di Ognissanti: come la sera prima è, nella vulgata propagandistica “la notte più paurosa dell’anno”, il giorno dopo è il più dolce e bello, perchè proclama le virtù di chi ha portato in Terra le virtù dei Cieli. Festa più rilucente dell’oro di tutti i mosaici bizantini, profumata come una vasca di petali di rosa e gigli, che parla di chi “ha accolto gli stranieri, sfamato gli affamati, curato i malati, visitato i carcerati” in cui, curioso scherzo al contrario, carnevale quotidiano, si era mascherato il Re dei Re, il Signore, il Dio Infinito e Potente. A volte penso che sia questo che faccia più paura.

Quindi una festa, di derivazione cattolica per il tramite statunitense, non è altro che lo specchio e il completamento dell’altra, di Ognissanti. È di fatto il modo con cui essa risalta di più, si rende reale e viva: se la sera prima è il Carnevale in cui si prova ad essere ciò che non è, il giorno dopo si parla di ciò che può essere se tutti fossero Santi. E brilla ancora di più per contrasto.

Per questo ben venga questa festa: i bambini si divertano e giochino ad esorcizzare il Male che loro non sono. Gli adulti pensino invece ad essere ciò che potrebbero essere.

(Samuele Zerbini – stradeonline)