SCUOLA, CONSIGLI DI CLASSE, QUANDO DEVE ESSERE PAGATO LO STRAORDINARIO

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Le ore di lavoro eccedenti il consentito, svolte dai docenti nei consigli di classe, devono essere pagate con lo straordinario: lo ha stabilito il Tribunale di Torino con la sentenza numero 164 del 29 gennaio scorso con la quale ha condannato l’amministrazione ad indennizzare tre insegnanti di quanto dovuto, oltre al pagamento degli interessi e delle spese legali. I tre docenti avevano dovuto prestare servizio per un numero notevole di consigli di classe, nonostante il tetto stabilito dal contratto che fissa le riunioni nel numero massimo delle quaranta ore annuali. Tra l’altro, il contratto stesso obbliga i dirigenti scolastici a tener presente, nella predisposizione delle attività, del fatto che molti insegnanti hanno consigli in più classi, con il risultato di sforare, spesso, le 40 ore annuali previste dal contratto. Il problema non è nuovo. Ogni anno, infatti, si ripropone puntualmente la prassi delle ore eccessive dei consigli di classe con molti docenti che si rassegnano a lavorare gratuitamente, anche se la legge lo vieta. Infatti, l’articolo 29 del contratto di lavoro stabilisce che il numero massimo di ore annuali per i consigli di classe è fissato in quaranta, più altrettante ore per le riunioni del collegio degli insegnanti e per le riunioni collegiali scuola-famiglia. Andare oltre alle quaranta ore, sia nel primo che nel secondo caso, comporta il pagamento dello straordinario di 17 euro e 50 centesimi lordi all’ora, secondo le tariffe stabilite dalla tabella numero cinque del contratto di lavoro. Sulla base di questi importi, il Tribunale di Torino ha fissato l’indennizzo dei tre insegnanti ricorrenti, rispettivamente, in 1.063,12, 315 e 705,77 euro. Andare oltre le ore fissate per i consigli di classe accade spesso nelle scuole italiane, nonostante il rischio al quale vanno incontro gli stessi presidi. Infatti, pur di portare a termine le attività, i dirigenti scolastici si espongono al rischio di azioni legali in quanto, in caso di disfatta dell’amministrazione, come nel caso dei tre docenti che hanno presentato ricorso, la Corte dei Conti potrebbe agire con diritto di rivalsa nei confronti dei presidi, oltre ad azioni di natura disciplinare.

C.L.

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