SCLEROSI MULTIPLA, INDIVIDUATI 4 GENI. NEL TEAM ANCHE CASA SOLLIEVO DI SAN GIOVANNI ROTONDO

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La scoperta di un team internazionale guidato dalla Yale University. Tra gli enti che hanno collaborato anche il consorzio Progemus, guidato da Maurizio Leone, primario dell’Unità di Neurologia

Una collaborazione internazionale guidata da ricercatori di Yale è riuscita a rispondere ad un importante quesito rimasto senza risposta nella sclerosi multipla: quali sono i diversi geni coinvolti?

Il precedente lavoro dell’International Multiple Sclerosis Genetics Consortium (IMSGC) aveva identificato 233 varianti di rischio genetico. Tuttavia, è noto che queste varianti siano in grado di spiegare solo circa il 20% del rischio complessivo di malattia, mentre i restanti fattori genetici non riescono ad essere individuati. Per scoprirli, il consorzio IMSGC ha raccolto più di 68.000 persone affette da Sclerosi Multipla (SM) e controlli sani provenienti dall’Australia, da dieci paesi europei (fra i quali l’Italia) e dagli Stati Uniti. Questa volta il consorzio ha cercato varianti rare che possano potenzialmente danneggiare direttamente la sequenza proteica. Sono stati trovati quattro nuovi geni, ognuno dei quali agisce in modo indipendente come fattore di rischio per questa malattia auto-immune disabilitante, come riportato sulla rivista Cell.

«Semplicemente non li avremmo trovati continuando a guardare le varianti genetiche comuni – ha spiegato Chris Cotsapas, professore associato di neurologia e genetica dell’Università di Yale, negli Stati Uniti, e primo autore dello studio –. Abbiamo dovuto cercare varianti più rare, il che significa esaminare molte, molte più persone. Queste varianti – ha aggiunto – catturano un ulteriore 5% del rischio di malattia, e ci mostrano nuovi geni coinvolti nella malattia».

Le precedenti teorie avevano sostenuto che le combinazioni di sole varianti comuni possano agire di concerto per spiegare una proporzione maggiore del rischio determinato dall’essere portatore di una singola variante, e che le mutazioni private presenti in alcune famiglie possano causare la malattia solo nelle persone di quelle famiglie. «Abbiamo esaminato migliaia di persone per testare queste teorie, e non sembravano essere vere. Le nuove varianti identificate  – ha concluso Cotsapas – modificano la sequenza della proteina rendendole più facili da studiare ed offrono ai ricercatori nuovi strumenti per studiare la SM».

L’IMSGC-International Multiple Sclerosis Genetics Consortium (Consorzio Internazionale di Genetica della Sclerosi Multipla) è stato fondato nel 2003 per studiare le basi genetiche della Sclerosi Multipla. Ora comprende oltre 200 laboratori in tutto il mondo ed ha permesso di individuare quasi 250 fattori di rischio genetici per la malattia.

In Italia la ricerca è stata coordinata da Filippo Martinelli Boneschi, professore di Neurologia presso l’Università degli Studi di Milano e direttore della Unità di Ricerca di Sclerosi Multipla presso il Policlinico San Donato e dalla professoressa Sandra D’Alfonso (Dipartimento di Scienze Mediche e IRCAD, Università del Piemonte Orientale di Novara), entrambi membri del gruppo strategico dell’IMSGC. Insieme a Federica Esposito, responsabile del laboratorio di Genetica Umana delle Malattie Neurologiche presso l’Ospedale San Raffaele di Milano, si sono avvalsi della collaborazione di due consorzi di Centri Sclerosi Multipla Italiani – PROGEMUS coordinato da Maurizio Leone primario di Neurologia  dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza e PROGRESSO, coordinato da Giancarlo Comi, direttore dell’Istituto di Neurologia Sperimentale dell’IRCCS Ospedale San Raffaele – e di un consorzio di controlli sani italiani, coordinato da Daniele Cusi dell’Università di Milano.

Lo studio italiano è stato supportato dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla e dalla Fondazione Cariplo.