SANTA ELISABETTA DELLA TRINITÀ A SAN NICANDRO

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Dal 25 al 28 ottobre ci sarà nella Parrocchia del Carmine il Pellegrinaggio delle Reliquie di Santa Elisabetta della Trinità.

Più di cento anni fa, il 9 novembre 1906, nel Carmelo di Digione, moriva una giovane suora, ignorata dal grande mondo e, da tanti, ritenuta “inutile” (una monaca di clausura non ha impatto sulla storia), ma conosciuta e infinitamente amata da Dio. Si chiamava Elisabetta della Trinità, al secolo Elisabeth Catez. Finiva la sua esistenza a soli 26 anni, divorata dalla tubercolosi e dal morbo di Addison, ma era più che matura per Lassù. Aveva vissuto pochi anni di vita terrena, ma li aveva vissuti “travolta” dalla dolcissima verità di essere “abitata” e amata dal Dio Trinità, che lei affettuosamente chiamava Lui o i miei Tre e che amò sempre, giorno dopo giorno, nella salute come nella dolorosissima malattia finale. Solo 26 anni di vita terrena, di cui 5 passati da religiosa, ma sufficienti per fare di lei una mistica, che ha illuminato con il suo esempio e con le sue parole il secolo XX e continuerà anche nel futuro. È stata dichiarata Beata da Papa Giovanni Paolo II nel 1984.

Sarebbe però un errore concentrarsi principalmente sugli anni vissuti da carmelitana, come se la sua santità fosse maturata solamente in quell’ambiente particolare, che lei amava moltissimo, e trascurando quelli da laica. Il cammino di santità era già stato iniziato molti anni prima, rafforzato e completato con gli ultimi cinque nel Carmelo. Quindi per questo motivo può essere proposta anche come modello di santità laicale.

Quel 9 novembre 1906 sul letto di morte le sue ultime parole furono: “Vado alla Luce, vado all’Amore e alla Vita”. Parole sublimi che richiamavano la Realtà Ultima che è Dio, che lei aveva già trovato, amato “visto” pregando e contemplando il Dio Trinità, quei Tre dalla Vita Eterna, avvolti di Luce perenne, viventi da sempre di Amore Infinito totale e reciproco.