PAPA FRANCESCO A SAN GIOVANNI ROTONDO: PREGHIERA, PICCOLEZZA E SAPIENZA DI VITA

0
648

L’elicottero con a bordo il Papa, proveniente da Pietrelcina, è atterrato nel campo sportivo di San Giovanni Rotondo alle 9.30 circa. Il Papa è stato accolto dall’arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, Michele Castoro e dal sindaco di San Giovanni Rotondo, Costanzo Cascavilla. Poi il trasferimento con la papamobil all’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza.

Dal piazzale antistante l’ospedale, il Papa ha salutato e benedetto gli ammalati, la visita ai bambini degenti nel reparto di Oncoematologia Pediatrica al termine della quale il Papa ha raggiunto il Santuario di Santa Maria delle Grazie dove è stato accolto dal Ministro provinciale dei Cappuccini, dal guardiano e dal rettore. Nel Santuario il Papa ha salutato la comunità dei Cappuccini e venerato il corpo di San Pio da Pietrelcina e il Crocifisso delle stimmate. Poi, sul sagrato della Chiesa di San Pio, la concelebrazione eucaristica e ritorno a Roma. Così scrive il quotidiano cattolico “Avvenire”.

All’omelia: le 3 eredità preziose di san Pio. Papa Bergoglio ripercorre nell’omelia «le tre eredità preziose» del cappuccino con le stigmate, ricevute in maniera permanente giusto cento anni fa. I gruppi di preghiera, gli ammalati della Casa Sollievo, il confessionale, di cui il santo cappuccino è stato «un apostolo». «Tre segni visibili» traducibili con la preghiera, la piccolezza e la sapienza di vita.

Francesco comincia proprio dalla preghiera. «Possiamo chiederci: noi cristiani preghiamo abbastanza? Spesso, al momento di pregare, vengono in mente tante scuse, tante cose urgenti da fare. A volte, poi, si mette da parte la preghiera perché presi da un attivismo che diventa inconcludente». Invece padre Pio invitava alla preghiera incessante. Preghiera, sottolinea il Pontefice, innanzitutto di lode e di adorazione. «E allora ci domandiamo – dice Francesco -: le nostre preghiere assomigliano a quella di Gesù o si riducono a saltuarie chiamate di emergenza? Oppure le intendiamo come dei tranquillanti da assumere a dosi regolari, per avere un po’ di sollievo dallo stress? No – risponde il Papa -, la preghiera è un gesto di amore, è stare con Dio e portargli la vita del mondo». In sostanza, citando padre Pio «è la preghiera, questa forza unita di tutte le anime buone, che muove il mondo, che rinnova le coscienze».

La piccolezza è la seconda parola. Dio «predilige i piccoli, si rivela a loro, e la via per incontrarlo è quella di abbassarsi, di rimpicciolirsi dentro, di riconoscersi bisognosi». Ricordando la fondazione di Casa Sollievo della sofferenza, il Papa aggiunge: «Nell’ammalato si trova Gesù e nella cura amorevole di chi si china sulle ferite del prossimo c’è la via per incontrarlo.Chi si prende cura dei piccoli sta dalla parte di Dio e vince la cultura dello scarto, contro i profeti di morte di ogni tempo. Oggi si scarta la gente, i bambini, gli anziani, perché non servono. A scuola ci insegnavano la storia degli Spartani, che gettavano dalla cima del monte i neonati malformati. E noi dicevamo: “Quanta crudeltà”. Noi oggi facciamo lo stesso con più crudeltà. Ciò che non produce lo scartiamo».

Infine la sapienza: che «non risiede nell’avere grandi doti e la vera forza non sta nella potenza. Non è sapiente chi si mostra forte e non è forte chi risponde al male con il male. L’unica arma sapiente e invincibile è la carità animata dalla fede, perché ha il potere di disarmare le forze del male». Ecco la lezione del santo cappuccino. «San Pio ha combattuto il male per tutta la vita e l’ha combattuto sapientemente, come il Signore: con l’umiltà, con l’obbedienza, con la croce, offrendo il dolore per amore». E il mezzo decisivo è stato il sacramento della riconciliazione. «San Pio ha offerto la vita e innumerevoli sofferenze per far incontrare il Signore ai fratelli».

Invia una risposta