MEDICINA POPOLARE. SAN NICANDRO: LE MEDICINE PER I POVERI

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plants and herbs in folk medicine. set of vector sketches
Prima che nel nostro paese si attuasse quella che, in via di principio, doveva essere la riforma sanitaria, ma che alla resa dei conti si è rivelata una forma assistenziale inefficiente per lo meno quanto costosa, il medico condotto era, insieme con l’avvocato, il sindaco, il parroco e lo “speziale ” una figura predominante nella vita quotidiana della comunità. Amico di tutti, e in particolare dei poveri, quasi mai ricco, non sempre agiato, soprattutto nelle aree rurali, il ” condotto ” veniva interpellato solo nei casi di media e di grave necessità. Prima di ricorrere a costui, le donne si servivano della loro sapienza e delle loro rudimentali conoscenze di cure empiriche, che tuttavia in non pochi casi avevano dei precisi fondamenti scientifici. Per il mal di testa, ad esempio, o per il mal di gola, ricorrevano ai massaggi con olio d’oliva caldo: testa o gola che fosse, legavano poi la parte dolorante con una fascia di lana o con un fazzoletto pieno di cenere, anch’essa calda. Il mal di denti, invece, veniva curato con impacchi di lattuga. Contro l’acne e la foruncolosi si faceva ricorso agli impacchi di foglie di mela cotogna e di malva, debitamente bollite. Ricetta per un ottimo ricostituente: si prendeva del ferro arrugginito, e lo si lasciava immerso per alcuni giorni in un bicchiere di vino rosso. Si bevevano, poi, due o tre cucchiai di vino al giorno. L’acidità di stomaco si curava masticando a lungo, e poi ingoiando, una fava cruda. Passiamo alla tosse: la si faceva diminuire, se proprio non scomparire, ingerendo un cucchiaio di miele o un mezzo bicchiere di acqua tiepida, quest’ultima fortemente zuccherata. Un emostatico? Presto detto: lavare più volte la ferita o l’abrasione con acqua fortemente salata (meglio se acqua di mare), poi sovrapporvi un leggero strato di cenere, o di tabacco da presa o una ragnatela appena strappata dalla volta di una stanza. Metodo empirico per le scottature e le bruciature: ungere la parte con olio caldo e bicarbonato, o mettervi sopra patata grattugiata, oppure una fettina di patata. La ricetta dice che olio e bicarbonato formano una specie di unguento. Se l’olio in casa è scarso (possedere dei recipienti d’olio, allora, era privilegio di pochi, e comunque rappresentavano una ricchezza e uno status symbol), se l’olio d’oliva scarseggiava si faceva ricorso alla patata, questa più accessibile: e occorreva cambiarla spesso, il senso di refrigerio era immediato. Cosa fare contro i calli? Ecco il rimedio delle nostre nonne: prendere un pomodoro maturo, dividerlo a metà, cospargerlo di zucchero. Applicarlo sul callo, durone, occhio di pesce, coprire con garza, fasciare, tenere per una notte intera. Identico impiastro utilizzabile come emolliente per le iniezioni suppurate; in alternativa, usare grasso di cavallo. Raffreddore? Poco male: prendere un orciolo di vino, scaldarlo con alcuni cucchiai di zucchero, sorseggiarlo bollente. Ripetere l’operazione per due o tre sere consecutive. Passiamo alle distorsioni e agli strappi muscolari. Rimedio principe, la “stoppata “: si prende un uovo, e si divide il tuorlo dall’albume. Alla “chiara” si uniscono tre cucchiai colmi di zucchero; si monta a neve. Dopo di che, si prendono alcuni bioccoli di lana ben carminata e si imbevono interamente dell’albume montato. Con questi si ricopre la parte dolorante, poi si fascia ben stretta con una garza. Trascorse alcune ore, la benda diventa dura come un’ingessatura. La si deve tenere applicata per almeno una settimana. Dopo di che, tutto o gran parte del dolore sarà sparito, insieme con l’infiammazione. Si vuol far latte per il neonato? Basta mangiare molto finocchio, soprattutto le “code”. Cura dei dolori di spalla e delle bronchiti: le “cuppette”. Si prendono alcune monetine, si tagliano a circolo del diametro di sette-otto centimetri altrettanti pezzi di stoffa o tela bianca: al centro di ciascun circolo si mette una moneta, si raccolgono i lembi, legandoli alla base, e lasciando liberi i lembi, in modo che formino una specie di stoppino. Si ungono di olio d’oliva e si applicano le monete sulle parti doloranti. Si accendono gli stoppini, sui quali si capovolgono dei bicchieri, possibilmente non molto larghi. L’aria interna si consuma rapidamente, spegnendo gli stoppini e facendo aderire perfettamente gli orli dei bicchieri, all’interno dei quali la carne della spalla sarà “risucchiata “, assumendo la forma di una cupola. Si copre tutta la parte con un panno di lana e si lascia così per una buona mezz’ora. Subito dopo, tolti delicatamente i bicchieri, si friziona la parte dolorante con olio di oliva ben caldo. Si rifascia, e si lascia così per alcune ore. (pubblicazionebancapugliese)