“LA BALLATA DI CRISTALDA E PIZZOMUNNO”…E VERDAVULIVA DI S. NICANDRO?

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Ieri sera, ascoltando, per caso, una canzone cantata da Max Gazè al festival di S. Remo, mi sono commosso perché si cantava di una ballata, fra le tante, bella e struggente della mia amata terra: IL GARGANO. Ricordo questa favola viestana, già nota, fin dall’alba del 1700. Ripresa, poi, nel 1907 in un libro “IL GARGANO” scritto da Beltramelli (da pag. 105 a pag. 106). Favola bella ripresa dalla scrittrice Caterina Hooker nel libro “Attraverso il tallone d’Italia”. La ritroviamo ancora nella raccolta di 395 leggende pugliesi col nome: “La leggenda di Pizzomunno”. Poi, ne scrive ancora il mio amico di sempre, Mimmo Aliota, nel libro “Il Mio Paese” del 1993 (pag. 269 – 271).

Oggi è bastata una canzone lanciata a S. Remo e tutti ne parliamo orgogliosi e stupefatti. Come se la bellissima favola garganica, fosse quasi un’invenzione del bravo cantautore Max Gazè. Invece, no. Essa è frutto di leggende d’amore, passione e morte che sulla nostra montagna sono ancora tutte da far conoscere alla gente stessa che in essa ci vive e che ci sono state tramandate da padre in figlio e fino ai nostri giorni.

Così è per tante altre ballate locali che affondano le radici nella storia, credenze e leggende popolari di questa montagna. Cosa dire ancora della ballata locale di VERDAVULIVA (a parere mio ancora più bella e struggente di tante altre ballate di questo acrocòro). Ballata, fra le tante, bellissime di questo paese, riesumata da un gruppo di giovani amanti ed ammalati di “Sannicandresite acuta e cronica”, agli inizi degli anni ’80 che, grazie ad essi (a cui mi lega sempre un vincolo di affetto perenne) e all’ ing. Leonardo Giagnorio (che dal testo ne ha saputo fare una vera opera d’arte musicale), oggi ancora si canta, sempre meno perché questo popolo ha un difetto di memoria storica.

Allora che dire anche di tutti noi garganici? Voliamo in cima al mondo, circumnavighiamo la terra, decantiamo bellezze di altri mondi…e poi? NON CONOSCIAMO, AFFATTO, QUESTA BELLISSIMA TERRA DEL GARGANO (che io chiamo affettivamente: l’altra terra dei limoni), I SUOI USI, COSTUMI, TRADIZIONI, BALLATE, TERRITORIO E ALTRO. Allora, visto che stiamo perdendo la memoria storica, non ci resta che stupirci e compiacerci nel sentire che una ballata di questo promontorio cantata da Max Gazè, intitolata “CRISTALDA E PIZZOMUNNO”, venga portata a S. Remo e meravigliarci perché il bravo cantautore abbia scelto proprio tale ballata. E’ logico che egli venga, alla pari di tanti altri artisti noti e meno noti, sul Gargano e si rechi, di conseguenza, a Vieste e dintorni e lì incontri un mondo che sta attento ai suoi ospiti e porge loro i loro piatti di natura culturale che ha ed, a volte, inventandoseli. Allora io mi chiedo e vi chiedo…E noi sannicandresi che abbiamo il repertorio storico e documentato più ricco di usi, costumi, tradizioni, ballate, cantate, ecc. unitamente ai paesi di Monte S. Angelo e S. Marco in Lamis, perché siamo sempre scettici o ultimi o dimenticati del tutto ed ignorati? Perché quando si organizzavano veri eventi in questo paese, ormai, all’ eutanasia socio-economico-culturale, per portare tanti nomi illustri che poi, andavano via anche con pezzi della nostra storia nel cuore e nella mente, una parte del popolino, fomentato da una classe politica incapace, arrivista senza scrupoli ed opportunista, ci etichettava come un’Amministrazione dedita ad inventarci, addirittura, “FESTE E FESTICCIOLE”, per il proprio piacere epidermico di “apparire invece che essere”. Quando, invece, erano proprio quegli eventi veri, progettati e programmati per tempo ed accuratamente divulgati, unitamente allo sviluppo di tante altre attività, che stavano creando il piccolo “miracolo economico” della nostra città.

Oggi, invece, non ci resta che compiacerci e stupirci di scoprire che la ballata viestana vola via etere per le strade del mondo, molti la cantano e tanti, incuriositi si recheranno, sempre più, a Vieste (al mare va l’acqua)…ma di noi sannicandresi, da un bel pò, chi ne parla più? Paese dimenticato, abbandonato a se stesso e caduto nell’ oblio della memoria a causa di amministratori incapaci e nulla facenti e vivo, sotto il profilo “feste e festicciole” che rendono il soggiorno meno lugubre e noioso solo grazie al volontariato che tanti gruppi di commercianti, parrocchie, associazioni e altri organismi volontaristici si inventano e a cui va sempre il mio ringraziamento. E allora, visto che sono anni che non ci sono più le Amministrazioni comunali che si interessano di volani di sviluppo vari, cosa fare?

Riprendiamoci, con forza, la nostra identità di popolo, la nostra storia, fatta di tante piccole grandi cose e facciamone degli eventi veri, programmati ed organizzati…e forse partirà da lì, ancora una volta, la nostra riscossa socio –economica e culturale e che la ballata di  VERDA VULIVA sia anche l’inno musicale della riscossa, insieme a tante altre ballate locali, tradizioni e ospitalità, per un riscatto, forse, ormai impossibile, di questa terra di S. Nicandro G. benedetta da Dio e non capita da chi in essa vi vive e, opportunisticamente, giornalmente la violenta… INTELLIGENTI PAUCA.

Nino Marinacci

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