IL SOGNO DI RENZO ARBORE: “RACCONTARE FOGGIA COME SE FOSSE MANHATTAN”

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L’intervista a Renzo Arbore è stata tra le cose più interessanti offerte dalla recente edizione 2015 di Raimen, la mostra-convegno con cui la Biblioteca Provinciale di Foggia, La magna Capitana, ha festeggiato i 60 anni della televisione in Italia, raccontando la storia del territorio provinciale attraverso i servizi ad esso dedicati dalle trasmissioni Rai. Non poteva esservi miglior testimonial per la riuscita iniziativa della istituzione culturale foggiana di Renzo Arbore, foggiano, e nello stesso tempo protagonista di una parte cospicua dei sessant’anni di vita della televisione. L’intervista ad Arbore era stata realizzata telefonicamente dall’ideatore e coordinatore di Raimen, Maurizio De Tullio, ed è stata proposta al pubblico nella versione sonora.

Lettere Meridiane l’ha trascritta e la propone ad amici e lettori, ringraziando il direttore della biblioteca, Franco Mercurio, e lo stesso De Tullio per averne concesso l’uso. È un documento parecchio interessante nel quale Arbore racconta se stesso, il suo rapporto con la televisione, e il suo rapporto con la città di Foggia. Buona lettura.

De Tullio: Abbiamo in linea il foggiano più famoso del mondo…

Arbore (ridendo): Ahahah, il foggiano più famoso del mondo è Umberto Giordano.

De Tullio: Allora il foggiano più famoso del mondo tra i viventi…

Arbore: Va bene, fra i viventi, allora, e speriamo che siano viventi a lungo.

De Tullio: Maestro Arbore, l’abbiamo invitata perché lei è di sicuro è uno dei rappresentanti più evidenti della creatività e dell’eccellenza foggiana, che in Rai, ha messo i piedi e le radici in senso buono, fin dalla metà degli anni Sessanta. In occasione di questo sessantesimo anniversario per cui la Biblioteca Provinciale di Foggia vuole ricordare i primi Sessant’anni di storia e di vita della televisione… Vuole raccontarci, il suo primo ricordo, il primo vagito di Renzo Arbore di quando mise piede in Rai, vincendo se non erro un concorso per conduttore?

Arbore: No, io ho fatto un concorso per maestro programmatore di musica leggera alla radio, cioè quelli che sceglievano i dischi alla radio. Poi il direttore della radio disse che in America spesso quelli che sceglievano i dischi erano anche presentatori dei dischi, e così diventai, il primo dj radiofonico, insieme a Boncompagni. Quindi abbiamo inventato questo mestiere radiofonico, lì abbiamo fatto naturalmente una gavetta straordinaria sia con programmi musicali, sia con programmi umoristici come Alto Gradimento, ma direi che ho cominciato conBand iera Gialla, primo rivoluzionario programma della radio che stava boccheggiando con l’avvento della televisione, sembrava destinata a morire. Poi ho fatto Per voi giovani e dopo è arrivatoAlto Gradimento che è il marchio più forte nella storia della radiofonia nazionale tutta, compresa le radio private, dopo I Quattro Moschettieri che ha rappresentato il più grande momento della radio negli anni trenta. Successivamente, un dirigente della televisione mi ha chiamato in Tv: si chiamava Mario Ducci e ho fatto Speciale per Voi. Era il 1969-70, poi un democristiano mi ha sostituito, perché è entrata la politica, ed è finito questo Speciale per voi che è stato un programma straordinario. Ancora oggi lo si vede, in bianco e nero. In questa trasmissione ho lanciato artisti straordinari come Battisti, Nada, l’Equipe 84, e tanti altri personaggi, tutta l’era beat.

Alla fine, per sintetizzare se no parlo troppo di me, ho fatto 15 format, perché è vero che tutti parlano e ricordano Quelli della Notte e Indietro Tutta, però, i 60 anni della Radio li ho celebrati nel 1984, e quest’anno sono stati ricordati su Rai Uno con 14 milioni di spettatori, poi ho fatto il programma Aspettando Sanremo con Lino Banfi e Michele Mirabella, poi ho fatto Telepatria International, quando di patria non si parlava più, poi ho fatto L’altra domenica, ho fatto  Doc, con Gege Telesforo e Monica Nannini – quattrocento puntate che giacciono negli archivi della Rai – fino all’ultima trasmissione, nel 2005, Meno siamo e meglio stiamo. E adesso mi sto divertendo molto con il web, RenzoArboreChannel.Tv, si può vedere anche adesso, lo stiamo aggiornando, è un canale con il quale mi sto divertendo ad andare avanti nella storia della televisione.

De Tullio: Questa è una novità… mi ero perso questa pagina di Renzo Arbore.

E questa è una pagina importante, perché io sono stato il primo ad affacciarmi al web, ed andare in streaming in tutto il mondo. L’ho fatto all’epoca solo per avere una priorità, poi non ci ho lavorato più. Adesso sto ricominciando a lavorarci. Facciamo delle trasmissioni anche con quelli di Repubblica, del Webnotte, anche da casa mia, perché io vado in onda regolarmente da casa mia dove ho attrezzato uno studio televisivo. Ho un pubblico che va dalle 50.000 alle 100.000 persone quando metto delle cose nuove, interessanti. Stiamo aggiornando il repertorio, vedremo dove andremo a finire, ma io sono convinti che  è proprio il web il futuro della televisione.

De Tullio: Tutto questi lungo elenco che ci ha fatto Arbore, lo dico adesso ai nostri amici presenti nell’Auditorium della Biblioteca, sta a significare una cosa importante. Arbore ha un pregio, una caratteristica che pochi hanno in Italia. Ogni volta che ha avuto un’idea per una trasmissione radiofonica, o televisiva, o un’idea cinematografica, questo tipo di idea è stata sempre di una assoluta originalità, ma molto raramente, se non mai, Arbore si è ripetuto nel fare una trasmissione. Sbaglio?

Arbore: Io ho fatto sempre una radio e una tv d’autore. E una volta che ho detto la mia, così come si fa nel cinema, ho finito lì, non mi sono ripetuto. Ho fatto Quelli della Notte, erano 45 puntate, ho avuto un successo straordinario, tanto da farne un marchio importantissimo nella storia della televisione, come Lascia o raddoppia. Sono proprio marchi, quelli veri, importanti, nella storia della televisione, sono stati Lascia o Raddoppia e Quelli della Notte, che ancora io perseguo quando faccio i miei concerti con l’Orchestra Italiana come adesso. Però questa roba, quando l’hai fatta, quando hai avuto successo, basta… È come un film. Io ho fatto due film con Benigni, due film che sono diventati cult. Una volta detta la mia con uno e l’altro, non ne ho fatti più… Anche se devo dire che avevo in testa un’altra idea, formidabile, che riguarda Foggia. Si chiamavaFoggiattan dove io paragonavo questa provincia che è Foggia, e che io ho vissuto in anni, belli per me alla Manhattan di Woody Allen. È una vecchia idea che mi ronzava nella testa, volevo dimostrare che in piccolo, tutte le città, anche quelle di provincia, sono in fondo una versione ristretta di una realtà dilatata come quella di New York. Anche a Foggia abbiamo come nella Manhattan di Woody Allen, il Palazzetto dello Sport, il Palazzetto dell’Arte, la Villa Comunale i Cavalli Stalloni, e personaggi come l’avaro, il tirchio, la bella ragazza giovane che ci faceva innamorare tutti. Insomma tutta una meraviglia di cose del passato, che prima o poi scriverò in un libro autobiografico, che sarà naturalmente importante anche per la nostra città.

De Tullio: Adesso devo chiederle di fare mente locale su una data. Lei si ricorda cosa faceva il 7 luglio del 1970?

Arbore: …Facevo Alto Gradimento…

De Tullio: Esatto, cominciava su Radio2, che all’epoca si chiama ancora “Secondo programma” quella mitica trasmissione radiofonica che è stata Alto Gradimento, però quello che forse molti nel nostro pubblico non sanno è che di quella famosa banda quattro, perché eravate quattro matti  – lei, Boncompagni, Bracardi e Marenco -, il cinquanta cento era foggiano, perché sia lei che Marenco siete di Foggia.

Arbore: È vero, Marengo è nato a Foggia, poi è andato a Bari, poi a Napoli, ma ce l’ha la cultura pugliese incorporata, che è quella dell’infanzia e dell’adolescenza. Il padre era colonnello, da ragazzo ha vissuto in Puglia, per poi trasferirsi a Napoli e poi ancora a Roma.

De Tullio: Lei sa che una volta Fellini disse di Marengo che era troppo intelligente per essere un vero attore?

Arbore: Certo, io ho assistito al provino che ha fatto Fellini a Marenco. Ce l’ho registrato e lo trasmetterò suRenzoArboreChannel.Tv. Non solo, Fellini mi chiamava per sapere come doveva trattare Marenco, e quando gli dissi che era difficilissimo, il giorno dopo mi telefonò e disse: non ce la faccio, non riesco perché Marenco è un cavallo pazzo, però è il più geniale comico di tutti i tempi. Quello che abbiamo fatto con Mario è assolutamente irripetibile, è totalmente irrazionale, non c’è paragone tra come sta avanti lui – il Marenco del passato perché adesso è un po’ in sonno – e gli altri umoristi. La sua comicità è una cosa del tutto all’avanguardia, è intelligentissima, non è parodistica, è totalmente un’altra cosa, surreale.

De Tullio: Avete in comune anche la passione per il design, lui come architetto, lei come produttore di una linea di mobili che sembra vada forte in Estremo Oriente…

Arbore: Marenco è un grande designer che ha inventato delle cose fondamentali, come il divano Marenco, che è stato uno dei più venditi al mondo, per essere poi copiato dagli altri. È un divano fatto soltanto da cuscini, rigidi, curiosi. Poi ha inventato molte altre cose. Io ho la passione del design, colleziono tutto ciò che è decò, design, e ho creato una linea di mobili che si chiama Miami Swing Renzo Arbore.

De Tullio: Arbore lei ha cominciato a lavorare in Rai quando c’era Bernabei, e poi ha lavorato con altri direttori…

Arbore:  Beh sì, ho visto passare almeno una ventina di direttori generali.

De Tullio: Però Bernabei ha avuto il pregio cdi puntare su una televisione di qualità. Ricordo che in quella stagione sono nati degli sceneggiati di straordinaria qualità. 

Arbore: Non mi piace lodare il passato perché mi sento proiettato nel futuro, però bisogna dire onestamente che prima che ci fosse la dittatura dell’auditel, la televisione era migliore, perché quelli che facevano televisione, si sforzavano di farla di buona fattura. È come in un ristorante, i prodotti erano migliori. Ci si metteva più cura, più attenzione. Forse la televisione di allora era più elitaria, meno popolare. Prendiamo i programmi di Antonello Falqui, non voglio parlare dei miei… ma programmi come Studio Uno con Mina e Lelio Luttazzi, quella roba lì era fatta con un criterio che era quello di cercare di fare vedere agli italiani che il bello esiste, che si può fare una bella televisione. Oppure cercare di far capire che la musica non è soltanto quella zum zum zum ma esistono anche Gershwin o Cole Porter. Insomma era fatta con un criterio vagamente artistico.

De Tullio: Arbore, non mi ha ancora chiesto niente di Foggia…

Arbore: La situazione attuale? La conosco poco, ma veramente i miei amici di Foggia, inutile citarli tutti perché se poi dimentico qualcuno potrebbe offendersi, mi ragguagliano settimanalmente su quello che succede. Foggia è una città sofferente. Non è un momento splendido per Foggia. Però devo dire che sento tutti lamentarsi, poi quando vengo la trovo in verità abbellita, pacifica. Però naturalmente è l’impressione di chi sta lontano e torna di tanto in tanto. Credo che bisognerebbe riprendere il problema del Gino Lisa, perché non può essere che non abbiamo un aeroporto civile dove far sbarcare tutti quelli che vanno a San Giovanni Rotondo, sul Gargano, i turisti che vogliono scoprire la bellezza della Foresta Umbra o della provincia, perché la Capitanata è una delle province più belle d’Italia, Ci sono tanti problemi sulla piazza da molti anni…

Poi ci sono tanti foggiani che si stanno distinguendo approfittando del fatto che tutta la Puglia si è svegliata molto diventando una meta prediletta dagli italiani. Io sono pugliese, anche se parte della mia cultura è napoletana, io sono pugliese e quando vado in giro sento lodarne il cibo, la bellezza… Margherita di Savoia, il Gargano, Peschici tutte le cose della nostra cultura andrebbero valorizzate. Spero che soprattutto le giovani generazioni si decidano a riscoprirle ed a rivenderle, in senso buono.

De Tullio: Maestro Arbore, stiamo per chiudere, vuole fare un saluto ai suoi concittadini e poi alla Provincia?…

Arbore : Beh un saluto a tutta la provincia, che è vastissima e poi è fatta da tanti paesi che mi stanno nel cuore, da Pietra Montecorvino, alla quale io ho intitolato una cantante, fino a Mattinata, che mi ha dato una cittadinanza onoraria che non riesco più a trovare perché proprio quel giorno successe una tragedia internazionale… Naturalmente mi stanno portando tante provviste dalla nostra terra, che conservo nei miei frigoriferi: dai torcinelli, alla cartellate appena comprate che non ho ancora surgelato, e poi i men’l att’rrt  e tutti gli altri dolci di Natale, che mangerò con l’aiuto del vincotto che non ho mangiato il giorno dei morti perché nessuno mi ha preparato u gran cutt. Ma adesso cercherò di recuperare il tempo perduto e me lo farò preparare da amici foggiani che ho qui a Roma e così nessun morto si offenderà perché li onorerò mangiando u gran cutt.

De Tullio: La saluto porgendole anche il saluto di due personaggi che in questi giorni saranno con noi, Tony Santagata e Ferruccio Castronuovo…

Arbore: Con Tony Santagata, al secolo Antonio Morese, siamo andati a scuola insieme al Liceo Vincenzo Lanza a Foggia. Ferruccio è stato per un certo tempo il mio regista abbiamo fatto delle cose interessanti…

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